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Perché Renzi non rompe con Alfano dopo la sconfitta in Liguria

Il Nuovo Centrodestra in Liguria sostiene Paita alle primarie ma poi si allea con Toti. I renziani lo dimenticano e danno la colpa ai civatiani: la motivazione è tutta politica.
A cura di Roberta Covelli
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Sembra ormai diventata un'abitudine: nelle analisi del voto, nessuno si interessa del Nuovo Centrodestra. Eppure, il partito di Alfano non dovrebbe essere una compagine qualunque: da almeno due anni, rappresenta la principale stampella di governo, per Letta prima, per Renzi ora. Ma l'anno scorso, nell'euforia per il 40,8% del Pd alle europee, pochi hanno commentato il risultato di Ncd: quorum superato di poco, con il 4,38% e tre soli seggi conquistati.

E anche quest'anno, sui risultati delle regionali liguri, ci si dimentica di Alfano: renziani e sostenitori di Raffaella Paita, sconfitta alle urne da Toti, se la prendono con i civatiani, rei di aver sostenuto Pastorino, così togliendo preferenze alla candidata del Pd. E, nelle lotte intestine, si rischia di scordarsi quanto avvenne alle primarie: non tanto le accuse di brogli e scorrettezze rivolte da Cofferati alla vincitrice, quanto il sostegno di Alessio Saso, capogruppo alfaniano in regione, alla candidata renziana. Dunque, negli sforzi di cercare le colpe della sconfitta al di fuori della propria responsabilità, non si considera che il Nuovo Centrodestra sostenne Raffaella Paita alle primarie, spostando magari qualche voto in suo favore, salvo poi abbandonarla alle elezioni, alleandosi con Forza Italia e Lega Nord per Giovanni Toti.

Ora, pensare che la disfatta renziana in Liguria sia tutta colpa di Alfano è riduttivo quanto accusare Civati e Cofferati: più probabilmente, Raffaella Paita ha pagato quel che rappresenta, cioè l'ex assessore alle infrastrutture di Burlando, in una regione devastata dal dissesto idrogeologico. Tuttavia resta comunque interessante notare la continua amnesia verso i risultati elettorali di Ncd e interrogarsi sui motivi che la giustificano. La disfatta alfaniana alle europee, così come la slealtà negli appoggi tra primarie e regionali, potrebbero minare i rapporti di governo, riducendo il valore del sostegno di Ncd al Governo: ma siamo sicuri che Renzi e il suo Pd desiderino davvero disfarsi degli alfaniani? Nella narrazione di governo, le conquiste sono merito di Renzi, le colpe o l'inerzia su determinati temi sono colpa di Alfano, a cui comunque mai si è tentato di sostituire qualcun altro, nemmeno all'indomani del deludente risultato elettorale di Ncd alle europee.

Il ministro degli Interni appare come il peso che impedisce a un governo che si dipinge progressista di muoversi sul campo dei diritti civili, ma le idee di Alfano sono una semplice foglia di fico per nascondere l'ignavia renziana sui temi civili e su quelli di sinistra: sulla civil partnership Renzi aveva promesso una legge entro l'autunno 2014, mentre solo ora sembra concretizzarsi il cammino parlamentare del progetto Cirinnà; anche sull'istruzione gli alfaniani vantano conquiste importanti, come la detraibilità delle rette delle scuole paritarie, nel solco del generale sostegno agli istituti privati. Il Nuovocentrodestra è inattaccabile, anche di fronte alle evidenze elettorali, perché è utile per catalizzare la negatività lontano da Renzi, facendo il lavoro sporco tra manganellate e razzismo. Serve alla narrazione renziana, quindi ora, da bravi, facciamo tutti silenzio e lamentiamoci di quanto cattiva sia la sinistra che ruba voti al partito della nazione.

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Nata nel 1992 in provincia di Milano. Si è laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ha vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace e il premio Matteotti. Ora è assegnista di ricerca in diritto del lavoro. È autrice dei libri Potere forte. Attualità della nonviolenza (effequ, 2019) e Argomentare è diabolico. Retorica e fallacie nella comunicazione (effequ, 2022).
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