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Di Maio attacca la Cgil, Camusso: “Linguaggio autoritario e insopportabile”

Dal palco di Torino, durante il festival del Lavoro, il candidato premier del M5S attacca i sindacati: “O i sindacati si autoriformano o quando saremo al Governo faremo noi la riforma”. Ma per la Camusso il discorso di Di Maio è un’invasione di campo, e considera questo linguaggio come troppo “autoritario”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Al festival del Lavoro a Torino il candidato premier del M5S Luigi di Maio attacca i sindacati: "O si autoriformano o quando saremo al governo faremo noi la riforma". Ma Susanna Camusso, leader della Cgil non ci sta e prende le parole di Di Maio come un'invasione di campo: bolla il suo discorso come "autoritario e insopportabile".

Il neoeletto capo dei 5stelle spiega che nelle organizzazioni sindacali non c'è abbastanza spazio per i giovani: "Un sindacalista che prende la pensione d'oro o finanziamenti da tutte le parti ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent'anni". La Camusso replica senza mezzi termini: "Non è il primo che dice di voler riformare i sindacati. Ce n'è stato un altro che poi ha fatto il jobs act. Di Maio dimostra tutta la sua ignoranza ma insieme l'arroganza di chi crede che il pensiero sia solo di chi governa e non riconosce la rappresentanza. Stiamo tornando all'analfabetismo della Costituzione perché la libertà di associazione è un grande principio costituzionale". E insiste, dicendo che il candidato del M5s parla di cose che non conosce, non sa come è composta la struttura delle organizzazioni sindacali e ignora il loro radicamento sul territorio e nei luoghi di lavoro.

Anche il ministro del Lavoro Poletti interviene dal G7 di Venaria nello scambio di accuse tra Di Maio e Cgil, ribadendo l'importanza dell'autonomia dei sindacati: "Una delle regole del funzionamento della democrazia è il rispetto delle sfere di competenze e responsabilità di ognuno – dichiara il ministro – tutte le organizzazioni sociali della rappresentanza devono sempre interrogarsi sulla loro efficacia, efficienza e piena corrispondenza rispetto alle aspettative che rappresentano"-.

Roberto Fico (M5S), il presidente della Commissione di Vigilanza Rai è d'accordo con Di Maio, sulla necessità di un cambiamento: "I sindacati hanno avuto una storia importante in Italia ma a volte si è interrotta perché sono stati più vicini ai governi che ai lavoratori. Abbiamo visto segretari di Cgil, Cisl e Uil candidati con i partiti con i quali c'era molta contiguità. E' in questo senso che vanno riformati. La cultura sindacale non deve essere fatta di blocchi di potere ma di tutele e diritti dei lavoratori".

Di Maio ha parlato poi di "Smart Nation", un concetto nuovo del mercato del lavoro: "Sta arrivando un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano e non dobbiamo avere paura che si perdano posti di lavoro". Il candidato premier strizzando l'occhiolino alle nuove generazioni ha ricordato i dati di una ricerca secondo la quale "il 50% dei posti di lavoro nel 2025 sarà legato al settore creativo, turismo, cultura e nuove tecnologie, mentre il 60% delle professioni attuali si trasformerà o sparirà. Se non si investe nelle nuove tecnologie i giovani saranno costretti a emigrare all'estero.

Sinistra italiana prende le difese delle organizzazioni sindacali: "Una minaccia ai sindacati, una spolverata di nuove tecnologie e poi il solito taglio del costo del lavoro, già sperimentato più volte, anche da Renzi. Luigi Di Maio è diversamente renziano, come Renzi è stato ed è diversamente berlusconiano", ha detto Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana.

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