Testo e significato di Trieste, Lucio Corsi racconta la favola del vento come un cantante in tv

Lucio Corsi continua a essere molto ascoltato, come dimostrano i numeri su Spotify e le sue canzoni nelle classifiche streaming. Volevo essere un duro, canzone con cui si è classificato secondo al Festival di Sanremo 2025 e con cui parteciperà all'Eurovision 2025 è la più ascoltata, ovviamente, ma ottimi risultati li hanno anche Tu sei il mattino, che aveva preceduto il singolo festivaliero e due canzoni contenute nell'ultimo album pubblicato, ovvero la canzone che gli dava il titolo, Cosa faremo da grandi? e Trieste, canzone prodotta assieme a Francesco Bianconi dei Baustelle e Antonio “Cooper” Cupertino, che è anche nelle posizioni alte della Viral 50 italiana di Spotify ed era finita in quella globale. Una canzone che conferma Lucio Corsi come una delle scoperte più interessanti di questi ultimi anni, grazie alla sua scrittura favolistica e al suo cantautorato che vira pure verso il glam rock.
Testo di Trieste di Lucio Corsi
Scoprimmo che il vento cantava il giorno che passò in TV
 Lasciando di stucco un camionista che si riposava
 Per qualche ora in un bar
 Da quel giorno per le strade di Trieste vive gente convinta
Che il vento no, non era un freno, ma una spinta
 Che il vento no, non era un freno, ma una spinta utile
 Per tenere le nuvole in viaggio
 Per chi è fermo, non trova il coraggio
 Vento che spinge sia le barche che gli uomini
 Se non riescono a muoversi
 Se non riescono a muoversi
Scoprimmo che il vento cantava la sera che passò in TV
 Fischiando nei televisori di casa in casa
 Ma senza muovere niente
 Da quel giorno nei palazzi di Trieste vive gente convinta
Che il vento no, non era un freno, ma una spinta
 Che il vento no, non era un freno, ma una spinta
 Utile per tenere le nuvole in viaggio
 Per chi è fermo e non trova il coraggio
 Vento che spinge sia le barche che gli uomini
 Se non riescono a muoversi
 Se non riescono a muoversi
Venne eliminato dallo show e rispedito in piazza
 Gli dissero che per rimanere in TV serve la faccia adatta
 Ora lo trovi senza labbra, senza denti e senza lingua
 Sul lungomare a rovinare i silenzi
 Da solo che fischia
Il vento no, non era un freno, ma una spinta
 Il vento no, non era un freno, ma una spinta
 Utile per tenere le nuvole in viaggio
 Per chi è fermo e non trova il coraggio
 Vento che spinge sia le barche che gli uomini
 Se non riescono a muoversi
 Se non riescono a muoversi
Il significato di Trieste
Il vento è il protagonista di questa canzone dedicata a Trieste e alla sua bora, con Corsi che gioca con la sua capacità di modellare e plasmare la realtà, partendo da un capovolgimento del contesto, come fa quando canta "Che il vento no, non era un freno, ma una spinta, utile per tenere le nuvole in viaggio, per chi è fermo, non trova il coraggio". In un'intervista a Rolling Stone ha spiegato che questa canzone "È la storia del vento e di come un giorno a Trieste la gente abbia cambiato idea su di lui, non considerandolo più un freno, ma rivalutandolo come spinta. Perché se ci pensi l’effetto del vento cambia a seconda di dove vai: se giri le spalle e cambi direzione ti spinge anziché frenarti. Per questo testo mi sono immaginato lo stesso vento come un cantante di cui l’Italia si accorse – essendo lui invisibile – solo dopo una sua apparizione in un programma tv. Di qui la rivalutazione, seguita, però, dall’eliminazione dallo show per carenza d’immagine e da un finale triste, ma non del tutto, che vede il vento tornare in piazza da solo a fischiare e a ‘rovinare i silenzi'". Nel bridge, infatti, si racconta di questa eliminazione da uno show tv, portando il vento sul lungomare a rovinare i silenzi "senza labbra, senza denti e senza lingua".
 
		 
  