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Perché la regionalizzazione della scuola è una dichiarazione di guerra contro il Sud

Differenziare gli stipendi dei docenti e del personale ATA nelle scuole, come previsto dalla regionalizzazione della scuola promossa dal Miur, è una dichiarazione di guerra contro l’integrità del sistema scolastico, un modo per aumentare il divario tra regioni ricche del Nord e quelle del Mezzogiorno. Come a dire: prima gli italiani, certo, ma del Settentrione.
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Diciamolo chiaramente: tra i tanti aspetti critici che porta con sé l'autonomia differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, quello che riguarda la regionalizzazione della scuola promossa dal ministro leghista al Miur Marco Bussetti rappresenta una delle forme più subdole di "secessione dei ricchi", come ha ottimamente spiegato in un libretto di qualche mese fa lo studioso Gianfranco Viesti. Una secessione infame, che attraverso la differenziazione degli stipendi dei docenti, da regione a regione, minerebbe il sistema scolastico nel nostro Paese alla base. Quanto lontane e di poco conto sembrano le accese discussioni sull'autonomia scolastica degli anni Novanta, quando si temeva di generare scuole di Seria A e Serie B: qui siamo alla Lega Pro e oltre!

La regionalizzazione della scuola, con la sua (tutta da dimostrare) pretesa di rendere più autonomo, vicino alle istanze del territorio e dinamico il sistema scolastico è un aperto atto ostile contro il Sud Italia, perché è chiaro che quest'idea premierebbe soltanto il Nord e quelle regioni che oggi possono permettersi maggiori risorse per attrarre i migliori insegnanti, il miglior personale amministrativo e scavare così un solco ancora più profondo nel divario già immenso tra Settentrione e Mezzogiorno. Tra l'altro drenando risorse pubbliche per girarle alle scuole paritarie (altra autonomia richiesta dalle regioni del Nord). L'esatto contrario di quello che i rapporti più serie sulle dinamiche sociali del nostro Paese sostengono, dal Censis allo Svimez, che invece sostengono l'urgente necessità di riequilibrare il divario con politiche e interventi miranti.

Al contrario, i nostri governanti a trazione "nordista" spingono sull'acceleratore dell'autonomia e, ovviamente, i più ricchi pretendono di trattenere per sé il maggior numero di risorse, fregandosene degli altri, di chi resta indietro. Non solo migranti, ma italiani "veri", italiani come loro. Che grazie alla secessione dei ricchi saranno un po' meno italiani degli altri. Prima gli italiani, certo, ma del Nord.

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Scrittore, sceneggiatore, giornalista. Nato a Napoli nel 1979. Il suo ultimo romanzo è "Le creature" (Rizzoli). Collabora con diverse riviste e quotidiani, è redattore della trasmissione Zazà su Rai Radio 3.
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