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Paolo Poli: “Da bambino sognavo di diventare un Santo!”

L’attore fiorentino Paolo Paoli, uno dei più grandi comici italiani, ci racconta la sua vita e la sua lunga carriera, tuttora attiva nonostante gli ottantasei anni, iniziata negli anni ’50 in teatro fino alle esperienze televisive con l’operetta e le canzoni che lo hanno reso celebre a più di due generazioni.
A cura di Andrea Esposito
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Paolo Poli, uno dei più grandi attori comici italiani, ci ha raccontato alcuni dei passaggi cruciali della sua lunga carriera a teatro e in tv partendo da quando era bambino e “sognavo di diventare un Santo”, fino alle esperienze in tv con l’operetta e le canzoni. Dopo l’intervista il Maestro ci ha anche regalato una splendida performance recitando per i lettori di Fanpage.it “I fiori” di Palazzeschi.

“Studiavo dalle monache – così Poli inizia il suo racconto – e adoravo le storie dei Santi e le loro prodezze. Io mi sentivo così, speciale, e allora sognavo di essere come loro. La tv è venuta quando avevo già superato i trent’anni e nacque dalla convinzione che potevo fare delle esperienza da solista. In precedenza – prosegue Poli – avevo lavorato a Genova in teatro con Aldo Trionfo”.

In tv però c’erano mille ostacoli da superare, innanzitutto “cantavo quelle orrende canzoni di operetta tradotte dal tedesco che in italiano rendevano assai poco, però la musica era bellissima! Poi con la censura anche c’erano molti problemi. I primi anni nemmeno ‘la pansé’ mi facevano cantare… non si poteva dire ‘spore’ in tv o parole come ‘i membri del governo’ erano ritenuto troppo equivoche”.

Il suo repertorio sempre inusuale e curioso che spazia da Diderot a Palazzeschi “era frutto più di necessità che di una scelta precisa. Voglio dire che i classici non si potevano toccare perché li facevano solo i grandi, per esempio Strehler che per un ‘Giulio Cesare’ utilizzava quaranta attori, così io cercavo nelle pieghe della letteratura testi poco conosciuti che valesse la pena rappresentare”.

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