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L’assassinio di Trotsky 80 anni fa: il revival trotzkista tra libri, musei e Serie tv

Il 20 agosto 1940, a Città del Messico, nella casa dove si era rifugiato in esilio, Lev Trockij fu colpito alle spalle con un’accetta da ghiaccio da una spia a cui Stalin aveva commissionato l’omicidio. Il teorico della rivoluzione permanente morirà dopo ventisei ore di agonia, ma da allora il trotzkismo influenzerà la politica e la cultura in tutto il mondo occidentale.
A cura di Redazione Cultura
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Il 20 agosto di ottant'anni fa Lev Trockij (o Leon Trotsky, in ossequio alla più comoda traslitterazione anglofona) veniva colpito con un'accetta per il ghiaccio da Ramon Mercader. L'agente segreto spagnolo, poi naturalizzato sovietico, incaricato da Josef Stalin di far fuori l'acerrimo nemico, l'uomo dello scisma che rischiava di compromettere il dominio del dittatore sovietico nell'URSS nel pieno della Seconda guerra mondiale. Trotsky subì l'aggressione nella sua casa in Messico, dove si era rifugiato godendo dell'amicizia di Frida Kahlo e Diego Rivera. Morì il giorno dopo, il 21 agosto 1940, dopo una lunga agonia.

Negli anni a venire, nel suo nome, nascerà un'idea diversa, profondamente diversa, di ciò che sarebbe dovuto essere il comunismo in terra. Ispiratore della Quarta Internazionale, precedentemente fondatore dell'Armata Rossa, teorico della rivoluzione permanente e del primato dei soviet sul partito, la figura di Trotsky  – al di là delle formazioni di sinistra che ancora si richiamano al comunismo e alla sua versione più movimentista – è d sempre al centro di grande attenzione culturale. Dal film "L'assassino di Trostky", film del 1972 diretto da Joseph Losey, a libri che ne ricordano la figura ("L'uomo che amava i cani" di Leonardo Paduro), fino alla casa-museo in Messico e al successo di una controversa (per la ricostruzione storica) Serie tv targata Netflix del 2017. Nonostante sia sempre più marginale da noi, la sua figura è ancora centrale in alcune correnti di sinistra che si richiamano al trotzkismo in Sudamerica, dove viene celebrato in paesi come Argentina e Perù.

Lev Trockij (o Leon Trotsky), il rivoluzionario sovietico che si oppose a Stalin

Trotsky sul letto di morte nel 1940
Trotsky sul letto di morte nel 1940

Nato col nome di Leo Davidovich Bronstein, Trotsky fu uno dei grandi ideologi della rivoluzione russa; dopo la morte di Lenin nel 1924, Stalin lo esautorò e nel 29 lo costrinse all’esilio. Qui continuò a sperare nella sua visione del comunismo, nel 1938 a Parigi fondò la Quarta Internazionale, alternativa alla Terza Internazionale russa di Stalin. Il trotzkismo, ovvero l’ideologia della rivoluzione permanenente, divenne anatema per lo stalinismo e i suoi seguaci. Trotsky sfuggì a un primo tentativo di assassinio nel 1940, la casa messicana porta ancora le tracce dei proiettili. Tre mesi dopo, Ramon Mercader, lo uccise con la sua accetta.

La serie tv Trotsky e le accuse di "putinismo"

Josef Stalin
Josef Stalin

Nel 2017 è stata prodotta in Russia la serie Tv "Trotsky", distribuita su Netflix. Partendo da alcuni fatti realmente accaduti, la serie costruisce una sostanziale storia di finzione attorno alla figura del rivoluzionario sovietico. Motivo per cui ha ricevuto diverse accuse. Da parte degli storici, per numerose inesattezze; dagli oppositori di Vladimir Putin, che sostengono sia fondamentalmente una rilettura della storia russa in favore del presidente russo e della sua ideologia; infine, dai discendenti di Trockij stesso, tra cui il nipote di Trockij, Esteban Volkov, che protestò contro lo spettacolo, e la sua lettera fu firmata da diversi intellettuali e storici di sinistra.

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