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Premio Strega 2022, ecco i 7 libri finalisti: è la prima volta nella storia

Oggi, 8 giugno, sono stati nominati ufficialmente i finalisti candidati alla 76° edizione del Premio Strega: sono sette, per la prima volta nella storia.
A cura di Vincenzo Nasto
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I sette finalisti del Premio Strega 2022
I sette finalisti del Premio Strega 2022

Sono stati annunciati i sette finalisti del Premio Strega 2022. L'8 giugno infatti, i sette candidati nominati dalla giuria composta da scrittori vincitori o finalisti delle edizioni precedenti sono stati resi pubblici, dopo la chiusura delle votazioni nelle ore precedenti. La cerimonia della LXXVI edizione del Premio Strega, che si è tenuta presso il Teatro Romano di Benevento, è stata anche trasmessa in streaming sull'app RaiPlay. I sette finalisti del Premio Strega 2022 sono: Mario Desiati "Spatriati" (Einaudi), Claudio Piersanti "Quel maledetto Vronskij" (Rizzoli), Marco Amerighi, "Randagi" (Bollati Boringhieri), Veronica Raimo "Niente di vero" (Einaudi) e Fabio Baca "Nava" (Adelphi), Alessandra Carati con "E poi saremo salvi" (Mondadori) e Veronica Galletta "Nina sull’argine" (Minimum fax).  Esclusi Alessandro Bertante con "Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR" e Daniela Ranieri con "Stradario aggiornato di tutti i miei baci". Mentre a festeggiare ieri 7 giugno, nella sezione giovani del Premio Strega 2022, è stata la scrittrice romana Veronica Raimo con il suo "Niente di vero". Il libro è stato votato con oltre 96 preferenze sui 573 voti espressi dalla giuria composta da studenti e studentesse tra i 16 e i 18 anni da oltre 100 scuole superiori italiane ed estere.

I titoli dei 7 libri finalisti al Premio Strega 2022

  • Mario Desiati: "Spatriati" (Einaudi) 244 voti: C’è qualcosa allo stesso tempo di magico e sinistro nel pezzo di Puglia dove nascono, vivono e soffrono i personaggi di Desiati quasi tutti provenienti dalla piccola borghesia rurale. Rivelano un’inquietudine fatta di slanci romantici e appetiti sessuali, da un amore complicato per la terra d’origine e un desiderio altrettanto complesso di fuggire verso metropoli violente e inospitali.
  • Claudio Piersanti "Quel maledetto Vronskij" (Rizzoli) 178 voti: in questa storia di un amore coniugale che né i decenni trascorsi dalla coppia in unità indissolubile né il modesto tran tran di una esistenza piccolo borghese non immune da frustrazioni hanno minimamente scalfito perché quell’amore che definisce e lega i coniugi. Lui è un bravissimo tipografo che per l’avvento delle nuove tecnologie ha perso il lavoro, lei una bella segretaria appassionata di giardinaggio, reca in sé la freschezza e il profumo delle cose indistruttibili ed eterne.
  • Marco Amerighi, "Randagi" (Bollati Boringhieri) 175 voti: I randagi di Marco Amerighi sono cuccioli, e poi giovani cani sciolti, alla ricerca di sé in un peregrinare tra amori e luoghi nel tentativo di sfuggire a famiglie, seppur presenti, spesso esplose. È il racconto di una generazione che diventa grande secondo i riti classici – studio, passioni, promesse, delusioni, amicizia, amore, sesso, lutti, scandali, dolore – e fatica a fare i conti con padri, quando non gaglioffi, sicuramente inadeguati.
  • Veronica Raimo "Niente di vero" (Einaudi) 169 voti: Niente di vero è uno spaccato tagliente di una famiglia italiana che ci somiglia, in cui la voce narrante smonta continuamente gli aspetti più canonici dello stare insieme per diritto di sangue, così come demolisce ogni retorica consolatoria, con una scrittura libera, spudorata e irresistibile.
  • Fabio Baca "Nava" (Adelphi) 168 voti: Parla di violenza e di vigliaccheria. A queste due categorie inflazionate dall’etica restituisce un senso culturale molto più autentico e comunemente sottostimato.
  • Alessandra Carati con "E poi saremo salvi" (Mondadori) 168 voti: Non è solo la storia di Aida, profuga bosniaca che giunge in Italia appena in tempo per sfuggire agli orrori dei massacri. È anche quella di un padre a volte padrone e a volte bambino, di una madre che comprime il profondo e a tratti disperato amore per i figli al punto di dare talvolta l’impressione di essere assente. E infine è anche la storia di due schizofrenie entrambe vere: quella che ha lacerato i Balcani e l’altra, quella che affligge Ibro, il fratello di Aida, un crudo quadro di realtà che in alcuni passaggi diventa un commosso inno alle fragilità dell’essere umano.
  • Veronica Galletta "Nina sull’argine" (Minimum fax) 103 voti: Ingegnere alla sua prima grande opera di costruzione, emigrata dalla Sicilia in un immaginario paese del profondo nord, Caterina, detta Nina, è chiamata a dirigere i lavori sull’argine di Spina. Si ritrova catapultata dal nitore della teoria alle contraddizioni e all’imperfezione della pratica: il cantiere è fatica, polvere, fango, compromessi e imprevisti. Un microcosmo maschile di geometri, assessori, operai, capicantiere, gru, e scavi, che dipinge con un realismo insieme tecnico e magico.

Veronica Raimo vince il Premio Strega Giovani 2022 con "Niente di vero"

Nelle scorse ore invece è già stata premiata la vincitrice della nona edizione del Premio Strega Giovani 2022: infatti è Veronica Raimo, scrittrice classe 1978, ad aggiudicarsi il premio con il suo romanzo "Niente di vero", redatto da Einaudi. Sul podio finiscono anche Alessandra Carati con l'opera "E poi saremo salvi" edito da Mondadori, che ha collezionato 77 voti, mentre il gradino più basso lo conquista Claudio Piersanti. L'autore ha ottenuto 55 voti con l'opera "Quel maledetto Vronskij", di Rizzoli Editore. I primi tre classificati per il Premio Strega Giovani 2022 hanno potuto esprimere anche un voto per la designazione dei finalisti del premio principale.

Chi ha vinto il Premio Strega lo scorso anno

Un premio che l'anno scorso è toccato allo scrittore romano Emanuele Trevi, vincitore dell'edizione 2021 con il libro "Due vite", edito da Neri Pozza. Lo scrittore si è aggiudicato il premio con 187 voti totali, avendo la meglio su Edith Bruck, Donatella di Pietrantonio, Giulia Caminito e Andrea Bajani. Trevi aveva ripercorso la storia di due scrittori scomparsi prematuramente, Rocco Carbone e Pia Pera, con cui aveva legato molto, raccontando nel libro le sconfitte e le euforie, i litigi e le notti romane che avevano unito i tre nel loro percorso di vita. Un richiamo anche alla loro figura, attraverso le storie e le riflessioni del passato, una possibilità di rievocare attraverso la scrittura, il loro ricordo.

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