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Jonathan Bazzi: “Ho cambiato i pronomi su Instagram, che liberazione aver scritto they/them”

Jonathan Bazzi, scrittore e autore del romanzo “Febbre”, nonché sostenitore della lotta di genere ha comunicato sui social di aver cambiato il suo pronome di riferimento, utilizzando il “they/them” al posto di “lui”, connotato quindi come maschile. “Mi sono preso un po’ di tempo, ci ho pensato e ripensato, ero indeciso e un po’ intimorito, poi ho premuto salva. E adesso posso dirlo: quanto spazio, quanta aria” ha scritto il 36enne in un lungo post su Instagram dove ha spiegato i motivi della sua scelta.
A cura di Redazione Cultura
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Jonatah Bazzi è uno dei giovani scrittori e autori italiani più apprezzati degli ultimi anni. Tra i finalisti del Premio Strega nel 2020 con il suo romanzo "Febbre", è riuscito a raccontare attraverso una storia autobiografica la sofferenza, la lotta e la difficoltà di capire, finalmente, chi essere nel mondo accettando dolori fisici e non, incongruenze e fragilità. Le sue collaborazioni con varie testate e la sua lotta per le tematiche di genere, lo hanno reso una delle voci più interessanti e forti nell'ambiente culturale degli ultimi anni. Ragion per cui, non solo per la sua storia personale, quanto per il suo costante attivismo e la sua attenzione verso certe tematiche, il suo annuncio di aver cambiato il suo pronome su Instagram da "lui" a "they/them", ha rappresentato una vera e propria fonte di liberazione.

La decisione e la spiegazione dei motivi su Instagram

Un lungo ed intenso post, nel quale Jonathan Bazzi spiega i motivi di questa scelta, sottolineando come non si tratti di una moda (non pochi sono i personaggi famosi che hanno messo in pratica questa decisione, vedi Demi Lovato), ma di una necessità. Il 36enne, quindi, racconta cosa si celi dietro la sensazione di non sentirsi e non identificarsi nelle "categorie", già imposte dalla società, come la divisione in uomini e donne, maschi e femmine:

Oggi ho cambiato i pronomi qua sulla bio di Instagram. E proprio perché so che per qualcuno è ancora tanto difficile capirne il senso, vorrei condividere l’effetto di liberazione e apertura che ho provato dopo averlo fatto. Mi sono preso un po’ di tempo, ci ho pensato e ripensato, ero indeciso e un po’ intimorito, poi ho premuto salva. E adesso posso dirlo: quanto spazio, quanta aria c’è nell’aver messo they/them (che non è “loro”, come qualcuno dice, ma potrebbe piuttosto essere tradotto con “ləi”). Sarà che ogni volta che assumo, prendo una posizione, mi colloco, in qualsivoglia ambito o campo, sento il bisogno di fiondarmi dall’altra parte, ma davvero per un momento con quelle due parole nella carta di identità virtuale è come se il cielo si fosse aperto un poco di più. Quei pronomi onorano semplicemente un dato di fatto, che non è una posizione ideologica, un gioco, una moda: è un modo di essere, un destino. È la nostra storia. È il fatto di non sentirsi, non essersi mai sentiti, esauriti, racchiusi in un genere o dall’altro.

Come a voler anticipare le obiezioni a questo cambiamento formale, ma che corrisponde ad una presa di coscienza maturata nel tempo, Bazzi nota come lui stesso si sia riferito a sé usando il maschile nello scrivere questo post, sottolineando anche la necessità di doversi disabituare ad un qualcosa che è sempre stato automatico, anche nel linguaggio sia scritto che parlato:

Certo, io ho un corpo sessuato, fornito di caratteristiche determinate, specifiche, ma ritenere (e imporre agli altri) che dall’anatomia di nascita parta una linea retta che conduce a una psiche, a una mente, a un modo di essere e solcare la scena del mondo, è semplicemente un vizio del ragionamento. Una fallacia, e un pre-giudizio mi hanno fatto notare che ho usato il maschile in questo post. Come ho scritto, io stesso sperimento una certa tensione, uno scollamento: se è vero che mi stranio e non mi rispecchio quando mi sento dare dell’ “uomo, lo stesso non accade con le declinazioni al maschile. Credo c’entri il fatto che al maschile abbiamo imparato ad associare una dimensione di neutralità. È complicato, e tutto da provare. Ognuno, a suo modo.

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