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“Donna, bagascia e serva”: è polemica per la definizione donna sul vocabolario Treccani

Un centinaio di esponenti del mondo della politica e della cultura, da Laura Boldrini a Michele Murgia, chiede di modificare la definizione del termine “donna” presente sul vocabolario Treccani, giudicandola sessista e poco aderente al ruolo della donna nella società. Treccani si difende: “Il dizionario documenta l’uso della lingua”.
A cura di Redazione Cultura
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Una questione destinata a far discutere, soprattutto in vista dell'8 marzo: la definizione di "donna" presente sul prestigioso vocabolario Treccani, il dizionario on line che tutti consultiamo ogni giorno, certamente non tacciabile di posizioni conservatrici o illiberali. Tuttavia, in ossequio a una lettura storicizzata della nostra lingua, la definizione della parola "donna" porta con sé alcuni problemi evidenziati da una lettera aperta sottoscritta da un centinaio di scrittrici, intellettuali ed esponenti della società civile pubblicata ieri su Repubblica, che chiede al prestigioso istituto di modificare quella definizione: "La Treccani cambi la definizione di donna" chiedono le sottoscrittrici della missiva. Le espressioni contro cui puntano l'indice sono, nella definizione del vocabolario Treccani, soprattutto quelle che pongono in negativo la descrizione della donna e il suo ruolo nella società, come quelle eufemistiche:

buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi)

Oppure quelle di uso "volgari" come:

(volg.) bagascia, (eufem., non com.) baiadera, (volg.) baldracca, (roman., volg.) battona, (eufem.) bella di notte, (spreg.) cagna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, (eufem.) donnina allegra, (eufem., disus.) falena, (gerg., non com.) gigolette, (eufem.) lucciola, (non com.) lupa, (merid.) malafemmina, (roman., volg.) marchettara, (lett.) meretrice, (region., volg.) mignotta, (eufem.) mondana, (eufem.) passeggiatrice, (eufem., disus.) peripatetica, prostituta, (lett.) putta, (volg.) puttana, (ragazza) squillo, (lett.) sgualdrina, taccheggiatrice, (volg.) troia, (spreg.) vacca, (region., volg.) zoccola.

Tanto basta per aprire un dibattito, da sottolineare, fin qui abbastanza civile. Intanto, dalla Treccani è arrivata un risposta. Per venire incontro alle esigenze di chi legittimamente critica quest'uso della lingua, altrettanto legittimamente l'istituto chiosa la "nuova" definizione di donna nel vocabolario, rimandando al problema di come la lingua rifletta la società nella quale vive e si evolve. Insomma, non spetta a un dizionario cambiare la società nella quale viviamo:

In numerose espressioni consolidate nell’uso si riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni, in quanto circolanti nella lingua parlata odierna o attestate nella tradizione letteraria, ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva.

Questione chiusa? Nemmeno per sogno. La lettera aperta, inviata dall'attivista Maria Beatrice Giovanardi, insieme a cento persone del mondo della politica e della cultura, da Laura Boldrini a Michela Murgia, chiede ai responsabili del dizionario di modificare la voce "donna", rendendola meno sessista e più aderente al ruolo della donna nella società.

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