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Coniugi massacrati a Ferrara, dopo omicidi i due amici giocarono ai videogiochi

“Adesso la nostra paura è che si uccida” ha spiegato il padre del 17enne reo confesso insieme all’amico 16enne del duplice omicidio dei genitori di quest’ultimo. L’avvocato del sedicenne: “È pentito e sconvolto”.
A cura di Antonio Palma
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"Manuel è un buono, che ci crediate o no. Si è fatto lusingare dai soldi ed erano davvero tanti. I carabinieri li hanno trovati qui a casa, nascosti in un angolo. Un portafoglio gonfio di soldi", così il padre di uno dei  killer dei coniugi massacrati in casa a Pontelangorino, paesino nel Ferrarese, descrive il figlio reo confesso del delitto insieme all'amico di sempre e figlio della coppia. "Ti do quello che vuoi. Soldi quanti ne vuoi, se mi aiuti a fare questa cosa" gli avrebbe infatti detto l'amico promettendogli mille euro.  I soldi dunque come impulso a partecipare all'efferato delitto di Salvatore Vincelli, 59 anni, e la moglie Nunzia Di Gianni, 45 anni, ma anche e soprattutto l'amicizia incrollabile che legava  Manuel al 16enne Riccardo.

Come tutti confermano in paese, infatti, erano molto più che amici i due adolescenti  protagonisti del macabro delitto di Pontelangorino. A Codigoro li si vedeva sempre insieme che fosse al bar o in discoteca, in sella allo scooter per le strade cittadine o nei luoghi di ritrovo dei giovani in centro. Chi li conosce descrive un Manuel un po’ più introverso e un Riccardo più sfrontato, ma entrambi con problemi con le regole che i genitori tentavano di imporgli e soprattutto a scuola, il movente principale, secondo gli inquirenti, che avrebbe fatto scattare l'idea del delitto nel figlio della coppia uccisa.  I due ragazzi infatti spesso si assentavano da scuola con continui richiami degli insegnanti ai genitori. Tra i particolari che emergono dall'indagine, fa davvero i brividi quello secondo cui i giovani si sarebbero messi a giocare ai videogiochi dopo aver commesso il duplice omicidio.

A un colloquio a scuola, dopo l'ennesimo rimprovero dei docenti, la madre di Riccardo era arrivata a schiaffeggiarlo, poi il padre, Salvatore Vincelli, il giorno prima del delitto aveva telefonato all'istituto scolastico preoccupato del comportamento scolastico del figlio sedicenne. Proprio quest'ultimo episodio potrebbe aver inasprito il risentimento del ragazzo nei confronti dei genitori, portando ad una lite che lo ha spinto a organizzare il massacro coinvolgendo l'amico di sempre. "Vincelli avrebbe dovuto richiamare la mattina dopo, per vederci  ma evidentemente era già successo tutto" ha spiegato il dirigente scolastico. Dopo il delitto i due ragazzi avrebbero tentato di sposare i cadaveri per gettarli nel fiume ma infine hanno desistito inventando la scena della rapina.  Una ricostruzione che non ha convinto gli inquirenti e che dopo ore di interrogatorio è stata smantellata.

"Ho ucciso i signori Vincelli nel sonno. Avevamo pianificato tutto con Riccardo" ha confessato Manuel seguito a ruota dall'amico. "Mi hanno detto che Manuel aveva confessato e me l’hanno fatto incontrare un attimo, gli ho dato uno schiaffone. Era distrutto che non sembrava neanche lui, mi ha detto ‘papà, perdonami' ", ha raccontato il padre di Manuel distrutto dal dolore, aggiungendo: "Adesso la nostra paura è che si uccida. Io nella vita ho sempre solo lavorato, ho tre figli e uno è disabile, il destino è già stato duro con noi… Quando ci siamo salutati, in caserma, gli ho detto: io ci sarò sempre, non ti abbandonerò mai". I due ragazzi sono attualmente trattenuti nel centro di prima accoglienza della struttura minorile del Pratello di Bologna.

Il figlio delle vittime “è pentito e sconvolto”, ha detto intanto l’avvocato Gloria Bacca, nominata difensore d'ufficio che lo ha assistito nell'interrogatorio davanti ai Pm per i minorenni di Bologna. Il giovane avrebbe confermato integralmente la confessione. “Non so come la pensano gli investigatori – ha detto ancora l’avvocato uscendo dal palazzo di giustizia – ma per me è una persona che ha gran bisogno di una mano”. “La situazione è molto pesante, delicata, drammatica”, ha aggiunto. Prima di lei dal palazzo della Procura per i Minorenni era uscito il suo assistito, accompagnato da due agenti della Penitenziaria, diretto verso l'attiguo centro di prima accoglienza. Rispetto al fatto che il ragazzo sia pentito di quello che è successo, l’avvocato ha detto che anche durante la notte dell'omicidio c'erano stati momenti di ripensamento, “blocchi emotivi notevoli”. L’avvocato ha inoltre detto che l’omicidio non è nato per un brutto voto: “Il motivo è molto più complesso”, ha spiegato facendo riferimento a “problemi adolescenziali non trattati con i dovuti modi, da parte di entrambi. Sia dai genitori, che da lui stesso e anche da parte della società”.

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