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Chi era Temistocle Solera, il “barbaro” librettista di Verdi che scrisse “Attila” e “Va’ pensiero”

Temistocle Solera, librettista di “Attila”, l’opera di Giuseppe Verdi che stasera 7 dicembre aprirà la stagione del Teatro alla Scala di Milano, è anche l’autore dei famosissimi versi dei famosi cori di Verdi di “Va’ pensiero” nel “Nabucco”. Uomo dalla stazza imponente e dal carattere fumantino, litigò con Verdi per inseguire il successo in Spagna.
A cura di Redazione Cultura
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Temistocle Solera, librettista di "Attila", l'opera di Giuseppe Verdi che stasera 7 dicembre ore 18 aprirà la stagione del Teatro alla Scala di Milano, è anche l'autore dei famosissimi versi dei famosi cori di Verdi di "Va' pensiero" nel "Nabucco". Leggenda narra che Solera fosse un uomo dalla stazza imponente, alto, collo taurino, forza da far impallidire il giovane Ercole. Picchiò persino un giornalista, reo di averlo stroncato. Insomma, un barbaro proprio alla maniera di Attila.

Oltre alla forza e al carattere fumantino, pare che Temistocle Solera fosse uno spendaccione, uno che sperperava immense somme di denaro. Pare che abbia dilapidato in una sola notte, infatti, le seicento lire che l'editore Ricordi gli aveva dato per le correzioni apportate alla prima opera di Verdi, "Oberto". E più in generale, nonostante guadagnasse cifre abbastanza alte per il suo lavoro di librettista, era un uomo in costante bolletta.

E poi litigò con Verdi. Sì, proprio il Giuseppe nazionale. Il motivo furono le imprese di Solera in Spagna. Per andare nella penisola iberica a cercare scritture per sé, il poeta-musicista aveva abbandonato il libretto di "Attila", lasciandolo incompleto. Per finirlo Verdi dovette ricorrere all'aiuto del fedele Piave. Dopo il completamente del libretto di "Attila", non pago di aver abbandonato il suo maestro, Solera chiese di rivedere le modifiche e le criticò. Verdi non dimenticò quell'atteggiamento borioso ed evitò di musicare qualunque altra proposta che il poeta gli fece quando si trovava in bolletta . Fino alla fine , Giuseppe Verdi stigmatizzò sempre che l'ex amico Temistocle non avesse voluto diventare il primo poeta melodrammatico del suo tempo.

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