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Caro Silvio, non è più il tempo dei sogni, ma della rabbia e dell’indignazione

Il Cavaliere comincia le prove tecniche di campagna elettorale con il solito annuncio a sorpresa. Eppure, dopo tanto studio, era lecito attendersi qualcosa in più dall’uomo dei sogni, invece delle solite promesse e del vecchio complottismo.
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Berlusconi-ritorno

Quaranta riforme, l'Alta Velocità, l'avvio dei lavori per il Ponte sullo Stretto (bloccato da Di Pietro), l'abolizione della leva, il divieto di fumo nei locali pubblici, la riforma dell'Università e della scuola, il poliziotto di quartiere e la patente a punti. E' l'elenco dei successi di dieci anni di Governo con cui parte la lunghissima intervista di Alessandro Sallusti a Silvio Berlusconi (durante la crociera de Il Giornale). Un colloquio dal quale sarebbe dovuta uscire la notizia della ricandidatura di Silvio Berlusconi alla guida del centrodestra alle politiche del 2013, questione che però resta aperta e affidata semplicemente all'interpretazione di alcuni passaggi:

"Io non sono mai uscito dal campo, in questi mesi ho sempre lavorato dalle 7 di mattina alle 2 di notte nella politica e nella mia formazione politica. Il mo futuro dipende dalla legge elettorale. Se sarà proporzionale io potrò avere un certo ruolo, se sarà qualcos'altro ancora, con sistemi che mi paiono molto democratici e produttivi perché danno la possibilità di governarem allora potrò decidere quale dovrà essere il ruolo di Silvio Berlusconi che si sente ancora carico della responsabilità di non consegnare la sua Patria, il suo Paese che ama, alla sinistra".

Ed è da questo richiamo all'antico che emerge il senso profondo di un'intervista che è anche lo specchio delle tante contraddizioni e dei limiti politici attuali del Cavaliere. Berlusconi infatti, malgrado "lo studio" ed il lungo silenzio delle ultime settimane, mostra di non essere affatto cambiato. Non c'è solo l'ego smisurato, non c'è solo la riproposizione di una diatriba probabilmente superata (lo spauracchio della "sinistra", strano che non abbia nominato la parola "comunisti"), non c'è solo la rivendicazione orgogliosa di un lavoro pieno di chiaroscuri, non c'è solo l'approssimazione di alcune valutazioni (con qualche errore grossolano sulle misure di tassazione di Hollande, sul ruolo degli ambasciatori e sulla riforma costituzionale), non c'è solo il complottismo vecchio stile (che ricorda un memorabile passaggio televisivo del 2004 a Ballarò), c'è anche il tentativo di ripresentarsi come l'uomo dei sogni, del nuovo miracolo italiano. E ci sono le solite vecchie promesse, i soliti annunci roboanti:

Come abbiamo abrogato l'Ici così abrogheremo subito l'Imu (originariamente istituita dallo stesso Governo Berlusconi quater, sia pure con l'esclusione della prima casa, ndr) […] sono contrario al Fiscal Compact, noi sommando il Pil emerso e guardando per il debito e attivo, siamo la seconda nazione dall'economia più solidain Europa dopo la Germania. E il tenore di vita delle famiglie italiane è considerato il primo in Europa".

Già, l'Europa. Che non comprende la forza del nostro Paese (dove i ristoranti sono pieni ed ognuno ha 3 telefonini…), malgrado il lavoro eccellente svolto dal suo Governo. Ed infatti, ecco cosa risponde sul nodo "credibilità internazionale" che, secondo la vulgata tradizionale, sarebbe risalita con l'avvento di Mario Monti a Palazzo Chigi:

«In politica estera abbiamo fatto miracoli: l'Italia non contava niente, era in ginocchio in Europa di fronte alla Germania e alla Francia. Io in ginocchio non mi sono mai messo di fronte ai leader di questi due Paesi» In politica estera mi hanno accusato di praticare la politica del «cucù». Non è vero, ho fatto non la politica del “cucù”, o delle pacche sulle spalle, ma ho stabilito con i miei colleghi un'amicizia non solo cordiale ma affettuosa. Per cui è facilissimo trattare le cose direttamente al telefono".

Insomma, anche stavolta era lecito attendersi qualcosa in più. Uno scatto di reni, uno spunto innovativo o anche, di contro, l'annuncio della fine di un ciclo, della volontà di dare corpo a quel rinnovamento generazionale che sembra propedeutico alla formazione di una nuova classe dirigente e alla riorganizzazione dell'intera area di centrodestra. Invece, il Cavaliere continua a "raschiare la stiva del miracolismo", a percorrere una via già solcata e a sperare ancora una volta nell'illusione collettiva e nel senso di rassegnazione degli italiani. Ma il quadro sembra mutato. Perché più che rassegnati ed in cerca di sogni, gli italiani sono incazzati ed in cerca di un nuovo nemico. Più che pronti a credere al primo profeta che promette cambiamenti epocali, gli italiani sono pronti ad ammirare chi svela (a ragione o a torto) il marcio delle istituzioni, la corruzione della politica. E se è pur vero che il linguaggio è in fondo sempre lo stesso, populismo e demagogia, superficialità e populismo, allo stesso tempo è evidente l'impossibilità di Berlusconi di presentarsi come il "nuovo che avanza", il paladino della nuova politica capace di combattere ed annullare gli abusi della casta. Del resto, l'illusione del berlusconismo è durata per quasi vent'anni. Ora gli italiani sono pronti per un'altra illusione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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