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Intervista a Laura Boldrini: “Condanna Camiciottoli è uno spartiacque per i diritti in rete”

Laura Boldrini, contattata da Fanpage.it, ha commentato la sentenza del tribunale di Savona: “È uno spartiacque, perché stabilisce che la rete non è più una zona franca. Quello che avviene sul web è paragonabile a quello che avviene nel mondo reale, non c’è distinzione. Ora le donne si possono difendere, da chiunque si permetta all’improvviso di accanirsi contro di loro. Se mi diffami sui social network, e colpisci quindi la mia reputazione, ne devi rispondere”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il sindaco leghista Matteo Camiciottoli è stato condannato oggi, dopo aver risposto alle accuse di diffamazione ai danni dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini. Il tribunale di Savona lo ha condannato al pagamento di 20mila euro di multa con pena sospesa subordinata al risarcimento dei danni entro un mese. Il sindaco di Pontinvrea (Savona) dovrà inoltre versare 100 euro per ognuna delle associazioni costituitesi parti civili: Unione Donne Italiane, Differenza Donna, Se non ora quando, Donne in rete e Centro per non subire violenza. Boldrini aveva querelato Camiciottoli per un post riguardante gli stupri avvenuti in spiaggia a Rimini nell'estate 2017: in quell'occasione il sindaco della Lega aveva proposto che gli arrestati, fossero "mandati ai domiciliari a casa della Boldrini", aggiungendo la frase sessista "magari le mettono il sorriso". Abbiamo contattato Laura Boldrini, per chiederle conto della sua battaglia per i diritti delle donne.

"Questa sentenza la dedico a tutte le donne, soprattutto alle nostre figlie, alle figlie di tutt'Italia, perché hanno il diritto di vivere in un Paese che le rispetti. La dedico a mia figlia, che non dovrà mai dimenticare di avere fiducia nella giustizia. Mi ritengo soddisfatta, perché finalmente chi insulta e umilia le donne, adesso ne dovrà rispondere. In rete e fuori dalla rete. È una sentenza spartiacque, perché stabilisce che quella non è più una zona franca. Quello che avviene sul web è paragonabile a quello che avviene nel mondo reale, non c'è distinzione. Ora le donne si possono difendere, da chiunque si permetta all'improvviso di accanirsi contro di loro. Se mi diffami sui social network, e colpisci quindi la mia reputazione, ne devi rispondere", ci ha detto Laura Boldrini. Il sindaco Matteo Camiciottoli aveva provato a difendersi in aula, fornendo un'interpretazione diversa delle sue parole pronunciate contro l'ex presidente della Camera: "Nessun invito allo stupro, ma solo una contestazione politica. Non inciterei mai allo stupro nella mia vita, anzi ritengo che per gli stupratori occorra l'ergastolo. Volevo solo fare una critica politica: se lei è così favorevole a una immigrazione incontrollata, che include anche i delinquenti, allora forse ospitarli le avrebbe fatto piacere".

"Era solo una contestazione nei confronti di idee con cui non sarò mai d' accordo – ha aggiunto il sindaco leghista – Per me le politiche messe in atto da Boldrini e da chi sostiene la sua posizione sono uno dei fattori che hanno portato all'accoglienza indiscriminata. E se vuoi l'immigrazione incontrollata devi mettere in conto che possano verificarsi anche gesti come lo stupro di Rimini".

"Il sindaco si è arrampicato sugli specchi – ha detto Laura Boldrini – perché era indifendibile la sua posizione. Le mie posizioni sull'immigrazione le ho espresse chiaramente in giudizio, spiegando che sono le posizioni di una donna delle istituzioni, che afferma solo quello che c'è scritto nel nostro ordinamento e nella nostra Costituzione: e cioè che chi è perseguitato e fugge da un conflitto e arriva in Italia deve poter avere accesso alla domanda d'asilo. Diversamente chi arriva irregolarmente, in violazione della legge sull'immigrazione, deve essere espulso, nel rispetto ovviamente dei diritti dei migranti. Mi attengo semplicemente a quello che c'è scritto nella legge Bossi-Fini. Io non ho mai fatto parte di un governo, non ho mai scritto una legge sull'immigrazione, non ho alcuna responsabilità quindi sull'andamento dei flussi migratori in Italia. Far credere questo all'opinione pubblica è una diffamazione. È uno stravolgimento della realtà, un'inquietante manipolazione. Ho spiegato che il mio pensiero è stato per anni alterato allo scopo di fare una propaganda contro di me, che mi sono sempre battuta per l'affermazione dei diritti umani e dei diritti delle donne".

Si aspettava questa vittoria alla fine? "Io sono sempre stata convinta di doverla fare questa battaglia, per la mia dignità di donna e madre, e di rappresentante delle istituzioni. Non potevo esimermi dal lottare. Sarebbe stato troppo grande il dolore. Non potevo non querelare Camiciottoli, anche perché la violenza di quel post è arrivato anche in un momento molto delicato per me. Era la vigilia del G7, che ospitavamo in Italia. La notizia di quei commenti arrivò anche alle orecchie dei presidenti dei parlamenti stranieri. Fu imbarazzante dover spiegare come fosse possibile che un sindaco utilizzasse quei toni nei confronti del presidente della Camera. Rappresentò un'interferenza pesante anche nella mia attività istituzionale", ci ha risposto Boldrini.

"Ma ero anche convinta che non si potessero accettare in silenzio quelle modalità di confronto politico. Se in un Paese democratico si accettasse un'intimidazione così pesante nei confronti di una donna che esercita un'attività politica e istituzionale, significherebbe che non c'è più argine. Se augurare lo stupro a un'avversaria venisse considerato normale saremmo già oltre il punto di non ritorno. Io ho lavorato per tanti anni nei contesti di guerra. Ho visto l'utilizzo dello stupro come mezzo per sopraffare un'avversaria politica. L'ho visto in Ruanda e nei Balcani, ma lì c'era la guerra. Pensare che in Italia questo potesse essere considerato ‘libertà d"espressione' in un'aula di tribunale sarebbe stato come uscire da un assetto democratico".

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