389 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Bufera sui fondi al Teatro Stabile di Napoli: “De Fusco ci deve soldi da quattro anni”

Mentre i vertici di Comune e Teatro annunciano da Barcellona la “pax catalana” che sbloccherebbe i fondi rimasti fermi al 2013, c’è agitazione tra gli artisti che aspettano da anni di essere pagati. Tra questi la regista Sara Sole Notarbartolo: “Non c’è né dialogo, né un criterio a cui appellarsi. Come è possibile che un ente pubblico non abbia nessun obbligo di trasparenza?
A cura di Redazione Cultura
389 CONDIVISIONI
Immagine

Mentre i vertici dell’ex Teatro Stabile, oggi Nazionale, con De Fusco in testa, annunciano da Barcellona quella che è già stata ribattezzata la “Pax catalana”, vale a dire, una tregua tra Comune, Regione e Teatro che sbloccherebbe l’erogazione dei fondi rimasta ferma al 2013; c’è molta agitazione e insofferenza tra chi invece, nel mondo reale (quindi compagnie, attori, tecnici), aspetta da mesi o anni di essere pagato.

Per provare a fare luce sulla vicenda abbiamo raccolto la testimonianza della regista e drammaturga napoletana Sara Sole Notarbartolo, una dei tanti artisti che dopo aver lavorato per lo Stabile aspetta da anni di essere pagata: “È dal 2012 che aspetto quei soldi, quando portai in scena ‘Mulini a vento’, una riscrittura del Don Chisciotte. In più quest’anno ho partecipato a ben due progetti, prodotti del Mercadante: uno legato al ciclo di spettacoli tratti da ‘Il resto di niente’ e l’altro era una rassegna internazionale di quattro spettacoli sulla drammaturgia svedese. Quest’ultimo lo abbiamo portato anche in Emilia Romagna per Ert che però ci ha pagato dopo un mese!

Ma il problema – prosegue la regista – è la totale assenza di dialogo, di trasparenza, di criteri: nessuno risponde alle mail e al telefono e se qualcuno prova ad andare a chiedere spiegazioni ti trattano con un atteggiamento aggressivo. Mi chiedo, com’è possibile che oggi un’istituzione pubblica ti affida un incarico e poi non ti paga e non sente nemmeno il dovere di darti una spiegazione? Nel migliore dei casi ti dicono “non dipende da noi”, ma chi ci garantisce trasparenza nella gestione dei fondi che il teatro ha a disposizione? E come mai le grandi produzioni del Nazionale vengono pagate e gli altri no? Esiste un criterio? Forse con maggiore trasparenza e oculatezza nella gestione, che dovrebbe essere obbligatorio in un’istituzione pubblica, si potrebbero saldare i vecchi debiti e realizzare nuove produzioni più sostenibili”.

Infine – conclude la Notarbartolo – voglio specificare che queste mie parole, che non sono solo mie, ma di tanti che aspettano di essere pagati, non vogliono scatenare la solita polemica di cui si discute per qualche giorno e poi cade nel dimenticatoio, ma vogliono aprire un dialogo vero, tra tutti, artisti e teatro. Ci sto mettendo la faccia perché non credo sia civile che sia i creditori che tutti i cittadini siano totalmente all’oscuro di come vengano gestiti i fondi di un teatro pubblico. Servono regole, chiare e uguali per tutti, senza amicizie, meccanismi preferenziali, corsie agevolate”.

389 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views