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Berlusconi si arrende: Non mi ricandido, ma si voti subito

Silvio a tutto campo in un’intervista a La Stampa. Confermate le dimissioni, «poi tornerò a capo del Pdl e farò il presidente del Milan». Poi ribadisce quanto detto oggi : «il voto è la via maestra. Dopo di me toccherà ad Alfano».
A cura di Biagio Chiariello
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in un intervista alla stampa il premier conferma le dimissioni e rilancia alfano

La campagna elettorale per le elezioni politiche 2012 è già iniziata. Dalla serata di ieri sono molteplici le congetture su quelle che potrebbero essere le strategie di Silvio Berlusconi nelle prossime settimane. Non sono pochi coloro che pensano che il Cavaliere sia tutt'altro che intenzionato a farsi da parte dopo la già discussa approvazione della legge di stabilità che dovrebbe far calare il sipario sul Governo Berlusconi IV. Tra di loro c'è anche il direttore della Stampa, Mario Calabresi, che ieri a tarda sera ha contatto il premier dopo l’annuncio delle sue dimissioni, comunicate dal Quirinale.

Mi dimetto, dopo di me Alfano

I riferimenti e i passaggi nell'intervista della Stampa al metter in pratica gli annunci ci sono tutti. E le parole di Silvio Berlusconi non sembrano lasciar spazio al caso: «Appena sarà approvata la legge di stabilità mi dimetterò e, siccome non ci sono altre maggioranze possibili, vedo solo le elezioni all'inizio di febbraio, elezioni a cui non mi candiderò più». Dunque è proprio vero. La consapevolezza di non aver più i numeri alla Camera per poter governare lo rende cosciente di essere giunto ad un punto di non-ritorno. Ma le elezioni sono la «via maestra» e il candidato è già servito:  «E' Alfano, è accettato da tutti e sarebbe sbagliato bruciarlo adesso e immaginare un governo guidato da lui», asserisce Berlusconi.

Dunque siamo già in campagna elettorale. E' Silvio digrigna i denti: «da un lato io non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall'altro Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa e allora la matematica mi dice che non ci sono altre strade».

I traditori

E non può mancare il capitolo traditori (otto, di cui il premier aveva scritto pure nel famigerato bigliettino), anche se non vorrebbe parlarne. Ma due nomi li fa: «Gabriella Iscariota». Il riferimento alla Carlucci, sua ex pupilla sin dai tempi di Forza Italia, che ha lasciato a sorpresa il Pdl, vale più di mille parole. E Roberto Antonione, tra i firmatari della lettera a cui si chiedeva a Berlusconi un concreto cambio di passo: «Non riesco ancora a crederci – dice il premier – e pensare a tutto quello che ho fatto per lui. Prima lo avevo nominato coordinatore di Forza Italia, poi lo abbiamo candidato a governatore […] e poi mi ha fatto anche fare da padrino alla sua bambina. E' incredibile: sono il padrino di sua figlia e lui mi tradisce, non posso credere ai miei occhi».

E una frecciata poi anche per Giulio Tremonti: «…è capo del governo uno che non può far fare al ministro dell'Economia la politica economica in cui crede?».

Il futuro

Quindi sul futuro. Farò «il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan.» Così che farà i figli saranno contenti di «svegliarsi la mattina e non dover leggere i giornali di tutto il mondo pieni di attacchi contro di me».

Io come Mussolini: non conto niente

E' scaltro Calabresi che gli chiede ancora una volta se manterrà la parola, anche alla luce di «non aver portato a termine tutto il nostro programma di rivoluzione liberale che anche l’Ue ha approvato» per colpa dei vari Bossi, Tremonti ed opposizione (Fini in testa): «Sono stanco – dice  – di non riuscire a dettare la linea e di non poter fare la politica che vorrei. Sono più potente come libero cittadino che come presidente del Consiglio, stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui ad un certo punto le dice: "Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni". Ecco io mi sono sentito nella stessa situazione.»

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