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Benzina, rischio nuovi aumenti: il carburante potrebbe costare 2 euro al litro

Il costo della benzina potrebbe tornare ad aumentare e toccare i due euro al litro. Il governo deve intervenire per neutralizzare la clausola di salvaguardia che rischia di comportare un nuovo aumento delle accise, nonostante le promesse dell’esecutivo di tagliarle. Ecco perché si potrebbe tornare ai prezzi del 2012.
A cura di Stefano Rizzuti
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Inizia oggi una settimana nera per chi viaggia, i sindacati di base hanno indetto uno sciopero di 24 ore dei mezzi pubblici, invece da domani sera sciopero dei benzinai che chiedono il rinnovo del bonus fiscale.

Mentre il governo continua ad annunciare il taglio delle accise sulla benzina, il prezzo del carburante sale e potrebbe continuare a salire raggiungendo addirittura i due euro al litro. Tornando ai livelli registrati tra il 2012 e il 2013, quando in alcune zone e soprattutto sulle autostrade italiane, si pagava un litro di benzina anche oltre la soglia dei due euro. Il rischio che si torni a quella situazione è reale e, come riporta Il Sole 24 Ore, le motivazioni sono due: da una parte la nuova crescita del prezzo del petrolio, dall’altra il rischio che non venga scongiurato il rischio degli aumenti delle accise con l’annullamento delle clausole di salvaguardia. Finora questi aumenti sono sempre stati rinviati, ma ora il governo deve agire per trovare le risorse che servono per scongiurare questo aumento.

Attualmente in Italia si pagano accise per 0,728 centesimi ogni litro di benzina. Una cifra stabile da qualche anno, dopo la forte crescita registrata a partire dal 2011 e gli inasprimenti fiscali del governo tecnico guidato da Mario Monti, con il compito di risanare i conti italiani. Tra le tante misure ci fu proprio quella di un aumento delle accise sulla benzina. Così nel 2012 si è arrivati alla cifra record di due euro al litro per la benzina, toccato in alcuni casi in Italia. Poi ci sono state una serie di conseguenze, come la diminuzione del traffico, gli incentivi come gli sconti sul prezzo del carburante la domenica.

La clausola di salvaguardia

La situazione si è ristabilizzata solo dopo qualche anno, con un netto miglioramento nel 2014. Ma proprio in quell’anno servivano ulteriori risorse per finanziare l’Ace, l’Aiuto sulla crescita economica, una detassazione sugli investimenti. In quel caso si decise di aumentare le accise ma non in maniera diretta, bensì introducendo una clausola di salvaguardia. Ovvero un sistema che permetteva di sospendere l’aumento nella speranza che migliorassero le condizioni economiche del Paese, magari grazie alla crescita del Pil e quindi, conseguentemente, del gettito Iva e delle imposte sui redditi. Ma quella clausola ora sta per scadere. E le condizioni non sono così favorevoli come ci si aspettava e si sperava.

La legge di bilancio

Nella legge di bilancio si devono trovare i soldi per scongiurare l’aumento delle accise, bloccando quindi la clausola di salvaguardia. Se non si troverà una soluzione alternativa il 30 novembre l’Agenzia delle Dogane dovrà varare un aumento che entrerà in vigore dal primo gennaio. Ma non solo per un anno: l’aumento scatterà per tre anni consecutivi, sempre alla stessa data. Servono maggiori entrate nelle casse dello stato per 140 milioni di euro nel 2019, 146 milioni nel 2019 e 148 nel 2021. Se non si dovesse neutralizzare la clausola di salvaguardia, l’aumento potrebbe anche essere elevato. Ma ad oggi è difficile fornire una cifra, in quanto sarà l’esecutivo a stimare quanti litri di benzina dovrebbero essere venduti l’anno e, di conseguenza, di quanti soldi in più ci sarà bisogno per raggiungere le cifre (tutte superiori ai 140 milioni di euro) di cui le casse dello Stato avrebbero bisogno anno per anno.

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