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Banda della Uno bianca, uno dei killer ottiene la semilibertà

Marino Occhipinti, l’ex poliziotto che negli anni Novanta terrorizzò l’Emilia Romagna con una serie di azioni criminose, spesso terminate con omicidi gratuiti, da oggi avrà la possibilità di uscire durante il giorno, ma dovrà essere in carcere per la sera. I familiari delle vittime della Uno bianca: ”Siamo fuori dalla grazia di Dio”.
A cura di Biagio Chiariello
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marino occhipinti potra uscire dal carcere di giorno

Una decisione a sorpresa, non c'è che dire, quella con cui Marino Occhipinti, uno dei componenti della banda della Uno bianca, si è visto commutare la condanna all'ergastolo in semilibertà dal Tribunale di sorveglianza di Venezia.

L'ex poliziotto che insieme ai fratelli Fabio e Alberto Savi, Pietro Gugliotta e Luca Vallicelli negli anni Novanta terrorizzò l'Emilia Romagna con una serie di azioni criminose, spesso terminate con omicidi, è in carcere a Padova dal 1994 e nel 2010 ha già usufruito di un permesso di 5 ore e mezza per recarsi ad una via Crucis nel padovano. Come gli altri componenti della Banda faceva parte della Squadra Mobile di Bologna ed è stato condannato al carcere a vita per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, compiuto durante un assalto ad un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna) il 19 febbraio 1988.

L'uomo da oggi avrà la possibilità di uscire durante il giorno, ma dovrà essere in carcere per la sera. Per le legge, dopo cinque anni di regime di semilibertà la pena è da considerarsi estinta.

I familiari delle vittime: ”Siamo fuori dalla grazia di Dio”

Queste le parole di Rosanna Zecchi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca, informata della decisione del tribunale di Sorveglianza di Venezia di concedere la semilibertà a Occhipinti. «Gli auguro solo – ha detto al telefono con l'Ansa – di non pentirsene. Io me lo immaginavo, ma speravo che tenessero conto di quello che lui ha fatto. Ne prendo atto, ma sono perplessa. Non so cosa dire». Ad ogni modo, l'associazione convocherà a breve il proprio direttivo per esaminare come procedere. «Forse faremo qualcosa» aggiunge Zecchi, sottolineando che «finché la legge lo consente, non si può fare molto, quindi é la legge che andrebbe rivista».

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