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Banca Etruria, parla l’ex ad di Veneto Banca: “Boschi ci incontrò ma non disse nulla”

In Commissione Banche viene sentito l’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, che conferma la presenza della Boschi durante la riunione nella casa di Arezzo di Pierluigi Boschi: “Boschi stette con noi un quarto d’ora nel quale non proferì parola dopo di che si alzò e se ne andò”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo il polverone alzato ieri in Commissione Banche in seguito alle dichiarazioni del presidente uscente della Consob Giuseppe Vegas, che è costato all'ex ministro e oggi Sottosegretario Maria Elena Boschi gli attacchi delle opposizioni che hanno chiesto a gran voce le sue dimissioni, arriva l'attesa audizione dell'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli: il ministro Maria Elena Boschi partecipò effettivamente a un incontrò con i vertici di Banca Etruria e di Veneto Banca nella casa di famiglia ad Arezzo nella pasqua del 2014, come lei stessa ha ammesso ieri sera durante la trasmissione di Lilli Gruber Otto e mezzo, ma, dichiara Consoli, "per un quarto d'ora, nel quale non proferì parola, dopo di che si alzò e andò via". La riunione avvenne "perché sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra" nella quale chiedeva l'aggregazione con un partner di "elevato standing" e indicandolo poi in Popolare Vicenza.

Ma, assicura Consoli, non ci fu alcuna pressione esplicita da parte della Boschi. L'incontro però avvenne, come spiega lo stesso ex ad di Veneto Banca. Flavio Trinca, il presidente di Veneto Banca, conosceva l'allora presidente di Etruria Giuseppe Fornasari "perché avevano militato nello stesso partito (la Dc ndr) e mi disse andiamo ad Arezzo a cercare di capire, può darsi che ci sia anche il ministro Boschi, non ne siamo certi".

"Una volta ad Arezzo, il presidente ci portò a casa di Pier Luigi Boschi (allora vicepresidente dell'istituto) e a un certo punto arrivò anche il ministro Boschi la quale ci salutò, stette con noi un quarto d'ora nel quale non proferì parole dopo di che si alzò e se ne andò".

"Credo – aggiunge Consoli – che fosse la Pasqua del 2014". La lettera a Veneto Banca arrivò nel dicembre 2013, e dopo i vertici di Veneto Banca si recarono in Banca d'Italia a Roma, come ha detto Consoli, "per incontrare il capo della vigilanza Barbagallo e il vice De Polis" perché "volevamo capire se erano possibili aggiustamenti e la posizione esatta della vigilanza": Bankitalia, dice Consoli, "ribadì fermamente l' invito a rispettare senza indugio le indicazioni della lettera sulla ricerca di un partner per avviare entro aprile il processo di integrazione, fermo restando che gli attuali esponenti non avrebbero potuto ricoprire incarichi nella nuova entità" sollecitando "un rapido contatto con la Popolare di Vicenza". 

Poi sottolinea che lo scopo dell'incontro a casa Boschi non era quello di sapere perché "Banca d'Italia indicasse ad entrambi gli istituti la Vicenza come partner" ma "sapere come si sarebbero comportati loro" ad Arezzo. "Noi di Veneto banca poi siamo andati tutti a casa", spiega Consoli, nonostante i legali avessero detto che "Bankitalia non aveva i poteri di rimozione" mentre quelli di Banca Etruria no". Consoli ha poi aggiunto che dopo quella riunione non ha visto più né Maria Elena Boschi né il padre Pierluigi. 

L'ex ad di Veneto Banca ha raccontato di aver cercato di contattare l'allora premier Matteo Renzi, a inizio 2015, "per dirgli di stare attento a una riforma delle banche popolari fatta in tempi così brevi" e "modificarla". Un tentativo "che fecero anche altri presidenti e vertici di istituti popolari" ma l'incontro non ebbe luogo.

Durante l'audizione, Consoli ha poi confermato quanto detto in una telefonata con l'allora capo della sede di Bankitalia di Firenze nella quale faceva riferimento a una prossima telefonata con il vicepresidente di Etruria Pier Luigi Boschi per chiedergli se poteva intercedere presso la figlia Maria Elena o il premier. "Si certo – spiega Consoli – era un momento in cui c'era il famoso decreto popolari, la nostra era una preoccupazione comune".

Intanto dopo la smentita della Boschi sulle sue presunte bugie e omissioni in Parlamento, arriva in suo aiuto Gentiloni, che riconferma la sua candidatura: "Non sono il giudice del valore aggiunto o non aggiunto. Penso che Maria Elena abbia chiarito tutto quello che c'è da chiarire, quindi sarà candidata dal Pd e mi auguro che abbia successo".

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