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Autoriciclaggio e falso in bilancio: agli arresti domiciliari Maurizio Zamparini

La Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per l’ex patron del Palermo Calcio Maurizio Zamparini, accusato di autoriciclaggio e falso in bilancio.
A cura di Davide Falcioni
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L'ex presidente del Palermo Calcio Maurizio Zamparini dovrà scontare gli arresti domiciliari. A deciderlo la Corte di Cassazione al termine di una lunga camera di Consiglio: i giudici hanno respinto il ricorso contro il provvedimento di custodia. Zamparini era accusato di autoriciclaggio e falso in bilancio.

A condurre l'inchiesta nei confronti dell'ex dirigente del Palermo sono stati i pubblici ministeri Dario Scaletta e Francesca Dessì, l'aggiunto Salvo de Luca e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. La sentenza della Cassazione chiude una lunga vicenda processuale: a richiedere l'arresto erano stati i pm, ma il gip decise di negare l'autorizzazione sostenendo che non esistessero le condizioni per un provvedimento cautelare. La decisione del giudice venne rovesciata dal Tribunale del Riesame, poi Zamparini fece nuovamente ricorso in Cassazione.

Secondo l'accusa il Palermo avrebbe fino al 2018 ottenuto le certificazioni dei suoi bilanci grazie a comunicazioni sbagliate. Di questo – spiega l'Ansa – risponderebbe Giovanni Giammarva, stimato commercialista palermitano e per un periodo presidente della squadra. Secondo la procura, avrebbe ostacolato l'esercizio delle funzioni dell'autorità pubblica di vigilanza. "Alla U.s. città di Palermo S.p.a., persona giuridica, è stato contestato – spiega l'agenzia stampa –  l'illecito amministrativo che deriva dal reato di autoriciclaggio che sarebbe stato commesso da Zamparini. Nell'ipotesi della Procura Zamparini si sarebbe sistematicamente servito della Mepal S.r.l., società nata per la commercializzazione dei prodotti rosanero di cui era l' amministratore di fatto, come di una sorte di ‘cassaforte', per mettere al riparo le disponibilità correnti della società dalle procedure esecutive dell'Erario, nei cui confronti il club era esposto per milioni di euro fino al 2017".

Gli spostamenti di denaro sarebbero stati possibili grazie alla cessione della Mepal S.r.l. alla società lussemburghese Alyssa per una cifra di 40 milioni di euro, ritenuta però dagli inquirenti largamente superiore rispetto al valore della società. Ciò, tuttavia, avrebbe permesso di realizzare una riserva monetaria poi reimpiegata per ripianare il bilancio in rosso di 27 milioni di euro della Us Citta' di Palermo. Come se non bastasse la cessione secondo la tesi accusatoria sarebbe stata fittizia dal momento che anche la Alyssa apparteneva di fatto alla famiglia Zamparini

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