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Auschwitz, studente israeliano fa la pipì su un monumento alle vittime del nazismo: arrestato

Il 19enne israeliano è stato fermato all’interno dell’ex campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Detenuto dalla polizia e stato trattenuto per ore prima di accettare di pagare una multa di 1.500 dollari.
A cura di Biagio Chiariello
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Un adolescente israeliano è stato arrestato ieri, 21 marzo, ad Auschwitz per aver urinato su un memoriale che commemorava le vittime dell'Olocausto. Il diciannovenne era in visita nell'ex campo di concentramento nazista in Polonia quando è stato visto “liberarsi” indisturbatamente. Secondo quanto rivelato da alcuni, testimoni hanno detto che ha urinato su un monumento nei pressi delle rovine dei forni crematori nella zona di Birkenau. Il turista sarebbe stato notato da una guida nel parco che ha subito allertato le guardie e la polizia, riferisce il Times of Israel: “Il giovane è stato arrestato dalla polizia intorno a mezzogiorno di ieri e trattenuto per diverse ore”, si legge sul noto quotidiano locale. Sarebbe stato rilasciato più tardi dopo aver accettato di pagare una multa di $ 1.500, riferisce il giornale. Un portavoce del Museo di Auschwitz ha dichiarato che si tratterebbe della “prima volta” in cui si verifica un incidente che coinvolge un cittadino israeliano ad Auschwitz.

I fatti sono avvenuti a distanza di poche settimane dalla legge approvata dalla Polonia sul carcere per chi la accusa di complicità: fissata una pena fino a tre anni di carcere per chiunque accusi il Paese di favoreggiamento con i crimini nazisti o si riferisca ai campi di sterminio nazisti definendoli polacchi. Israele ha tentato in tutti i modi di impedire che la legge venisse approvata, accusando il Parlamento polacco di riscrivere la storia. “Non abbiamo tolleranza per la distorsione della verità e la riscrittura della storia, né per la negazione dell’Olocausto“, ha dichiarato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Prima del voto del testo in Polonia, anche la portavoce del dipartimento di Stato Usa aveva espresso preoccupazione che “in caso di applicazione questo progetto di legge possa minare la libertà di parola e il dibattito accademico”.

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