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Vendi su Vinted i regali di Natale e i vestiti che non usi più? Rischi sanzioni salate, a cosa devi stare attento

A Fanpage.it l’avvocato Giuseppe Di Palo spiega i rischi di vendere online i regali brutti: “Bisogna evitare di essere considerati venditori abusivi dall’Agenzia delle entrate”
Intervista a Avvocato Giuseppe Di Palo
Penalista
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Rivendere online i regali di Natale brutti non è un crimine, ma per evitare sanzioni salate bisogna farlo nel modo giusto
Rivendere online i regali di Natale brutti non è un crimine, ma per evitare sanzioni salate bisogna farlo nel modo giusto

I regali di Natale non sono sempre graditi, e mai come in questo periodo dell'anno le piattaforme online sembrano essere la soluzione più facile per ricavare qualcosa anche dal maglioncino giallo senape ricevuto dalla prozia. Se non si conosce bene la legge, però, il rischio di ricevere una sanzione salata (o peggio) è dietro l'angolo. L'avvocato Giuseppe Di Palo spiega a Fanpage.it fino a che punto è lecito spingersi con le vendite su Vinted e affini per non essere considerati venditori abusivi.

"Rivendere un maglione o un profumo ricevuto a Natale su Vinted non è illegale – sottolinea il penalista – Ma quando smette di essere un'attività occasionale e diventa continuativa può scattare un accertamento fiscale, fino ad arrivare a conseguenze penali".

Cosa rischia chi vende i regali online

Rivendere online i regali di Natale brutti non è un crimine, ma bisogna stare attenti a non prenderci gusto per evitare di incappare nei controlli dell'Agenzia delle Entrate.

"Il rischio principale non è tanto la piattaforma prescelta, ma che l'attività possa essere considerata abituale e organizzata – chiarisce Di Palo – In questo caso ci sono delle conseguenze di natura fiscale perché l'Agenzia delle Entrate potrebbe contestare la mancata apertura di una partita Iva specifica e quindi il mancato pagamento delle imposte. Liberarsi di un regalo indesiderato è assolutamente lecito, trasformare Vinted o altre piattaforme in una fonte stabile di reddito senza dichiararlo non lo è assolutamente".

I rischi sono soprattutto di natura pecuniaria: "In caso di mancata apertura della partita Iva l'Agenzia delle Entrate può sanzionare il venditore con una multa fino a 2 mila euro. Invece se non si dichiarano i redditi c'è una sanzione amministrativa pari a circa il 120% dell'imposta dovuta, con un minimo di 250 euro".

Ci sono poi le conseguenze penali: "Quando si superano certe soglie si entra in ambito penale. L'omessa dichiarazione dei redditi può comportare la reclusione per una durata da 2 a 5 anni. Se invece non si versa l'Iva la soglia di punibilità è fissata a circa 250 mila euro".

Per incorrere nelle sanzioni non è necessario avere un brand strutturato o un magazzino, il confine è molto più sottile.

Quando si è considerati "venditori abusivi"

"Non esiste una soglia prestabilita di oggetti venduti o di soldi incassati che rende automaticamente abusivo un venditore. La legge guarda soprattutto a come si vende, e non soltanto quanto", specifica Di Palo.

Vendite ripetute nel tempo, descrizioni prodotte accurate e prezzi competitivi: sono queste le spie che rischiano di farci sembrare venditori abituali. "Non si è considerati venditori abituali per il semplice fatto di aver venduto un oggetto, ma se si ha un flusso costante di incassi si viene considerati un'attività commerciale a tutti gli effetti con l'obbligo di partita Iva e dichiarazione dei redditi. Questo anche in assenza di un sito web o un negozio fisico".

In definitiva, per incappare nelle sanzioni c'è bisogno di più di un paio di set per la cura del corpo messi in vendita su Vinted: "Se vendi solo tra dicembre e gennaio, e per tutto il resto dell'anno non usi queste piattaforme, è difficile che l'Agenzia delle Entrate si interessi a te". Basta solo non prenderci troppo gusto.

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