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Untore Hiv di Ancona: la Cassazione conferma la condanna a 16 anni e 8 mesi di carcere

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Claudio Pinti, il 38enne di Montecarotto accusato di aver trasmesso volontariamente l’Hiv alla sua ex compagna Giovanna Gorini e alla fidanzata Romina Scaloni.
A cura di Davide Falcioni
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La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Claudio Pinti, il 38enne di Montecarotto accusato di aver trasmesso volontariamente l’Hiv alla sua ex compagna Giovanna Gorini e alla fidanzata Romina Scaloni. La sentenza di secondo grado diventa quindi definitiva per l’autotrasportatore, soprannominato "l'untore di Ancona", condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione per omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Il dispositivo è stato letto nel primo pomeriggio di ieri dai giudici della suprema Corte dopo una breve camera di consiglio. A ricorrere in Cassazione erano stati i legali dell’imputato, attualmente in carcere a Montacuto. La sentenza per Pinti diventa ora irrevocabile. I giudici si erano presi tre mesi di tempo, dopo l’udienza del 10 settembre scorso, appellandosi all’articolo 615 del codice di procedura penale, secondo cui il giudizio può essere rinviato dopo la discussione "per la molteplicità o per l'importanza delle questioni da decidere".

Nel marzo del 2019 Pinti era stato condannato a 16 anni di reclusione; secondo la Gip del Tribunale di Ancona  Paola Moscaroli, che emise la sentenza al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, l'uomo trasmise deliberatamente l’Hiv alla sua ex compagna, poi morta, e a una 40enne con cui aveva una relazione. Non solo: il marchigiano rivelò di aver avuto decine di relazioni e rapporti sessuali anche con altre donne, omettendo sempre la sua malattia con il rischio di contagiarle. Dichiarato colpevole, Pinti ha potuto beneficiare dello sconto di pena, pari a un terzo di quella prevista. La vicenda del 38enne era venuta a galla a seguito della denuncia sporta dalla sua compagna 40enne, che all'improvviso aveva scoperto di essere sieropositiva durante la loro relazione dopo essersi sottoposta a testa specifici a seguito di una serie di malori che l'avevano colpita. Quando la donna aveva chiesto spiegazioni a Pinti lui si era sempre difeso così: "Una volta ero sieropositivo ma poi ho rifatto gli esami e non è risultato più niente". In seguito aveva negato l'esistenza stessa della malattia: "L’Hiv non esiste, è una balla, sono i farmaci che ti ammazzano".

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