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Uccise moglie malata “per non farla soffrire”, condannato a 6 anni. Giudici: “Va considerato altruismo”

Il caso dell’omicidio di Laura Amidei, 67 anni compromessi da una grave malattia, compiuto nel 2021 dal marito Franco Cioni. La Corte di assise di Modena: non si può non considerare il suo “altruismo”.
A cura di Biagio Chiariello
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La notte del 13 aprile 2021 Franco Cioni tolse la vita della moglie Laura Amidei, soffocandola con un cuscino. Poi chiamò i carabinieri di Modena (l'omicidio per avvenuto a Vignola) e spiegò di averlo fatto per porre fine alle sofferenze che da anni costringevano la donna in un letto. Un gesto che la Corte di assise di Modena nel riconoscere al 74enne l'attenuante dei motivi morali e sociali, condannandolo a sei anni e due mesi, ha considerato d'"altruismo".

Nelle motivazioni della sentenza di condanna all'imputato, difeso dall'avvocato Simone Bonfante, i giudici hanno chiarito di aver tenuto conto che l'omicidio avvenne con "modalità consone allo scopo", cioè con un cuscino e mentre la donna, 67 anni compromessi da una grave malattia, stava dormendo. Non si può considerare il gesto isolatamente "rispetto a tutta la condotta anteriore osservata dall'imputato nella dedizione, nella vicinanza e nel sostegno umano assicurato alla propria consorte per tutta la sua lunga malattia", spiega la Corte.

E dunque "l'altruismo" di Cioni – evidenziato anche dal medico che aveva in cura la donna, oltre che dalla sorella della vittima e dai conoscenti – "riflette un sentire sociale ormai sempre più presente in larghi settori della società civile che hanno vissuto o sono chiamati a vivere la drammaticità del fine vita di loro congiunti all'esito di malattie irreversibili, sempre più propensi a riconoscere nella condotta osservata dall'imputato la manifestazione di uno stato affettivo di amore pietoso che trova la propria legittimazione interiore nella lunga e assoluta compartecipazione emotiva per le sofferenze della vittima, ormai deprivata di ogni condizione di vita relazionale per l'incedere della malattia e l'ormai prossimo esito letale" mettono nero su bianco i giudici.

La Corte ammette che per la concessione di specifiche attenuati vanno valutati gli orientamenti espressi dalla collettività. "Si tratta a ben vedere – ragionano – di un contesto specifico per circostanze storiche", come quelle ricostruite, "nel quale si riflette una diffusa coscienza sociale che si interroga sulla drammaticità di un gesto assunto in condizioni di assoluta solitudine personale dal coniuge legato da un incondizionato rapporto d'amore".  Coscienza sociale che "ha via via interrogato la giurisprudenza su queste tematiche e sulle tematiche confinanti del fine vita".

Dopo l'auto-denuncia, Franco Cioni era stato arrestato e messo ai domiciliari. Nel corso delle udienze del processo aveva ammesso di avere ucciso la moglie per porre fine alle sue sofferenze:  "Non potevo più vederla cosi", aveva ammesso, sottolineando di aver dato atto ad una volontà della donna, che non voleva essere portata in una casa di riposo.

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