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Uccisa in casa a Foggia per 200 euro, confessa 29enne: incastrato dall’impronta

Si tratta di un ragazzo di 29 anni residente nella stessa cittadina della vittima. Il movente del delitto sarebbe da ricercare in un tentativo di rapina messo in atto dal giovane nell’appartamento della pensionata novantenne. Il 29enne avrebbe spintonato l’anziana facendola cadere violentemente.
A cura di Antonio Palma
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immagine di repertorio
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Ha confessato l’assassino dell’anziana donna trovata morta in casa sua sabato scorso a San Marco La Catola, in provincia di Foggia. Si tratta di un ragazzo di 29 anni residente nella stessa cittadina della vittima. Il movente del delitto sarebbe da ricercare in un tentativo di rapina messo in atto dal giovane nell’appartamento della pensionata novantenne Filomena D'Antino. Per lui infatti l’accusa è di omicidio preterintenzionale e rapina aggravata. Per l’uomo è stato disposto il fermo dopo un lungo interrogatorio durante il quale il 29enne Felice Cassano ha ammesso alcune colpe dando la sua ricostruzione dei fatti.

Secondo una primissima ricostruzione dei fatti anche in base al suo racconto, tutto sarebbe iniziato da un diverbio tra il giovane e la vittima, forse per un mancato pagamento. In particolare pare che il ragazzo pretendesse una forte somma di denaro dalla donna per la semplice consegna di legna. Il 29enne quindi avrebbe spintonato l’anziana facendola cadere violentemente a terra dove la donna ha battuto la testa rimanendo esanime. Dopo la morte della donna, il giovane ha iniziato a rovistare in casa in cerca di denaro portando via una somma di circa duecento euro.

A trovare il cadavere era stato il figlio della novantenne. Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Foggia in poche ore si sono concentrate sull’indagato, indicato come conoscente della donna. A incastrarlo però sarebbe stata una impronta di una scarpa ritrovata su un cuscino in casa della vittima. Le successive perquisizioni hanno portato al ritrovamento in casa dell’uomo di abiti insanguinanti che erano all’interno della lavatrice pronti per essere lavati. Gli abiti saranno ora inviati ai Ris di Roma per estrapolare il dna e confrontarlo con quello della vittima.

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