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Tragico tuffo in mare per Rossano Cochis: morto il braccio destro di Vallanzasca

Si è tuffata dal gommone ed è riemerso cadavere, forse un infarto. Così è morto nel mare del Garrgano Rossano Cochis, detto ‘Nanu’; era libero con la condizionale dopo una condanna all’ergastolo. Aveva fatto parte della Banda della Comasina, noto gruppo criminale milanese guidato dal ‘Bel Renè’. Il ricordo dell’amico Francesco Bellosi: “Cuore generoso e animo gentile, dal sorriso triste”.
A cura di Biagio Chiariello
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Rossano Cochis, detto ‘Nanu’, ex braccio destro della Banda di Renato Vallanzasca negli anni Settanta, ha perso la vita giovedì pomeriggio a Vieste, in Puglia: fatale un tuffo nel mare del Gargano, dal quale è riemerso, stando ad alcune testimonianze dei bagnanti presenti sul posto, già cadavere. Si pensa che a ucciderlo sia stato un infarto. Come si legge sul Corriere della Sera”, il 73enne aveva trascorso quasi quarant’anni in carcere, dopo una condanna all’ergastolo e ora aveva ottenuto la liberazione condizionale. Cochis era stato un componente della Banda della Comasina, una delle più note della criminalità milanese, guidata dal carismatico ‘Bel Renè'. L’ultima apparizione pubblica di Cochis risale a tre anni fa, in occasione della mostra “La mala a Milano”. “Al di fuori di Vallanzasca, sono tutti morti – dichiarò in quella circostanza –. Mette molta tristezza addosso, ecco cosa provo a sentirmi qui. Erano anni diversi da oggi, c’erano regole e leggi non scritte che però tra noi valevano. Verso le persone regolari c’era rispetto, nessuno poteva fare loro del male”.

A confermare la notizia della sua morte è stato l’amico Francesco ‘Cecco’ Bellosi, ex terrorista di Potere operaio poi diventato brigatista, ma che oggi è il coordinatore della comunità di recupero di tossicodipendenti ‘Il Gabbiano’.  “Rossano è stato un grande bandito senza tempo. Incarcerato ingiustamente, era evaso dal carcere di La Spezia, unendosi e diventando uno dei principali protagonisti della banda Vallanzasca. Dopo Pinella, se ne va un pezzo di storia della Milano degli anni Settanta: Rossano era benvoluto e amato dagli amici, temuto e stimato dai nemici come un uomo coraggioso e leale. Autentico, anche nella sua ingenuità”, sono le sue parole riportate dal Corriere. E ancora: “Rossano è venuto a lavorare al ‘Gabbiano’, prima in semilibertà e poi in liberazione condizionale, rimanendo quasi 15 anni, fino alla pensione. L’ho visto e abbracciato, l’ultima volta, due settimane fa al funerale di mio fratello Paolo, perché Rossano era molto legato a tutta la mia famiglia e voleva bene a mio fratello. Ciao, vecchio Ros, cuore generoso e animo gentile, dalla risata sonora e dal sorriso triste”.

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