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Traffico di rifiuti, indagato Angelo Mandato: era stato al centro di inchiesta Fanpage.it su compost

Il patron dei rifiuti del nord est, Angelo Mandato, è stato iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre 15 persone dalla Procura antimafia di Trieste con l’ipotesi di associazione volta al traffico illecito di rifiuti. L’imprenditore era al centro dell’inchiesta del team Backstair per una delle sue società di rifiuti, la Sesa di Este.
A cura di Backstair
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C'è un modo per capire quali sono le società riconducibili a lui: hanno tutte in qualche modo le iniziali o parti del suo nome. Bioman, Finam, Ing.Am, Greeman, è il segno che il dominus dei rifiuti del nord-est ha voluto imprimere sulle sue creazioni. Angelo Mandato, 55 anni di Mirano, non ama comparire sui giornali, eppure da ieri deve fare i conti con il clamore che sta facendo la notizia di un'indagine a suo carico, insieme ad altre 15 persone, condotta dei carabinieri del Noe di Udine, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste. L'ipotesi dei magistrati è che si possa configurare il reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti.

Mandato era già stato al centro dell'inchiesta del team Backstair di Fanpage.it sul compost in Veneto, e in particolare sulla società Sesa, detenuta dal comune di Este e proprio dalla Finam. Fu lui a presentarsi insieme al suo addetto stampa ad un incontro con la direzione del nostro giornale per proporci un ingente investimento pubblicitario. Peccato che il loro interesse era nato subito dopo aver scoperto che stavamo realizzando un'inchiesta proprio sulla sua società e avevamo chiesto ufficialmente una replica. Gli incontri erano stati tutti videoregistrati ed entrati a far parte di un'indagine della Procura di Padova.

A tre anni di distanza le contestazioni che vengono mosse a Mandato sembrano identiche a quelle che erano emerse sulla Sesa di Este, solo che qui ci troviamo alla Bioman di Maniago, in provincia di Pordenone, nel cui board ha ricoperto in passato la carica di vice presidente il leghista trevigiano Gianpaolo Vallardi, ex presidente della Commissione agricoltura e produzione agroalimentare in Senato, che già nel 2012 dagli scranni dell’aula aveva spinto per incentivare gli investimenti nel settore del compost e della produzione elettrica ottenuta utilizzando il biogas. L'azienda veniva osannata persino dall'allora sottosegretaria leghista del Ministero dell'Ambiente, Vannia Gava, che in un video affermava: “Ho visitato un impianto meraviglioso all’avanguardia. Io credo che questo sia un fiore all’occhiello in Friuli Venezia Giulia e in tutto il territorio nazionale. Dobbiamo guardare in questa direzione se vogliamo considerare il rifiuto non più un problema ma una risorsa”.

Gli episodi dell’inchiesta

Non la pensavano così i cittadini del piccolo paesino che ospita gli 8 biodigestori della Bioman in cui arrivano i rifiuti umidi da tutta Italia, in particolare dall'Ama di Roma, per appalti da centinaia di milioni di euro. Una quantità spropositata di rifiuti che l'azienda non riusciva a gestire, a quanto sostengono gli investigatori, e per questo venivano inviati fuori regione o sversati nei campi sotto forma di compost senza rispettare i tempi del normale ciclo di maturazione. Solo così si spiegherebbero gli odori marcescenti che esalavano dai camion e dal terreno i cui veniva sparso il compost e che erano al centro delle proteste dei cittadini delle aree interessate.

L'indagine in Friuli sarebbe partita da un ex dipendente dell'azienda di rifiuti che si è rivolto alla Procura consegnando anche un'ampia documentazione fotografica di quello che succedeva all'interno dell'impianto, di come veniva lavorato il materiale, di quali erano le condizioni di lavoro e di come veniva trattato il compost. Gli investigatori seguendo i camion che uscivano dall'azienda, anche con l'installazione di gps, hanno così scoperto che tra il 2017 e il 2020 sono uscite dall'impianto oltre 30mila tonnellate di compost (su un totale di 102mila) che non aveva raggiunto la normale maturazione, 10 giorno al posto dei 90 prescritti. In tal modo il compost sarebbe rimasto un rifiuto e sarebbe stato sparso illecitamente sui terreni agricoli. La sovra produzione di compost e gli ingenti sversamenti sui terreni spiegherebbero quindi anche un'altra delle accuse mosse dai cittadini e cioè la presenza di plastiche e vetro sui terreni, elemento riconducibile al superamento delle dosi agronomiche di compost assorbibili dal terreno.

"La Bioman è una realtà troppo grande per noi, – ci racconta una cittadina – in un paese di 10mila persone, vengono trattati i rifiuti di mezza Italia, con odori nauseabondi di giorno e di notte, bisogna chiudere porte e finestre per poter vivere, noi non sappiamo cosa viene sversato sulla nostra terra, in questo paese non si arriva mai alla verità, mai fino in fondo, chi fa i controlli su quello che arriva nella Bioman?".

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