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Torino, il gestore della community “Non prendermi per il chilometro” accusato di truffa

Aveva dato vita alla community “Non prendermi per il chilometro” per evitare le truffe sulle auto usate ma ora è stato accusato dalla Procura proprio di truffa sul contachilometri delle macchine che vendeva. Il tutto sarebbe da inquadrare in una battaglia con un altro colosso torinese della vendita di automobili.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aveva fondato la community "Non prendermi per il chilometro" e ora è accusato di aver truffato gli appassionati di auto abbassando il chilometraggio dichiarato nel documento di vendita e visualizzato sulla strumentazione di bordo dell'autovettura di oltre 50.000 chilometri. Si tratta di un'accusa mossa dalla Procura: il tutto pur di vendere una Jeep Cherokee. La vendita sarebbe avvenuta in un'azienda di Rivalta, in cui è socio il gestore della community accusato di truffa e di diffamazione online sempre sulla pagina facebook di "Non prendermi per il chilometro".

La battaglia online

Ma questo episodio sarebbe solo un frangente di una battaglia molto ampia tra due grossi venditori di auto torinesi.  Secondo un atto di citazione depositato da Autocrocetta, grossa concessionaria dei marchi Bmw e Mini, l’attacco sarebbe arrivato direttamente dalla community «Non prendermi per il chilometro», e dalla relativa pagina Facebook che sui social raccoglie da sempre i commenti degli utenti e le immagini delle automobili. Sempre secondo l’atto di citazione depositato da Autocrocetta, sulla pagina social sarebbero stati postati commenti offensivi e diffamatori su alcune trattative e vendite.

In ballo, quindi, c’è una richiesta di risarcimento da 150.000 euro per diffamazione,ì ai danni di Autocrocetta. A pagare dovrebbe essere proprio il fondatore della community, accusato anche di diffamazione in concorso e di truffa. Nei guai per i commenti sono finite quattro persone e i due amministratori del gruppo, ossia il venditore d'auto accusato di truffa e il commercialista. I due non avrebbero rimosso dai social gli insulti e le offese. Le indagini, però, proseguono per chiarire le dinamiche di quella che sembra una battaglia in piena regola combattuta principalmente sui social e tramite la vendita di autovetture.

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