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Chi è il vigilante Giovanni Zippo e perché è accusato di aver causato l’esplosione a Torino

Giovanni Zippo, guardia giurata di 40 anni, è accusato di aver causato lo scoppio della palazzina di via Nizza a Torino, atto legato pare ad una vendetta contro l’ex fidanzata. A lui gli inquirenti sono arrivati grazie a testimoni, telecamere, parenti e colleghi. Nell’esplosione un uomo è morto e ci sono feriti.
A cura di Biagio Chiariello
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Giovanni Zippo ha compiuto 40 anni da poco e fino a pochi giorni fa la sua vita sembrava quella di un uomo riservato e apparentemente tranquillo. Su Facebook restano ancora le foto scattate di fronte allo stadio, sorridente, e gli auguri ricevuti per il compleanno. Una guardia giurata di professione, conosciuto nel quartiere Lingotto di Torino dove viveva, descritto come una presenza silenziosa nel bar sotto casa. Nulla lasciava presagire la tragedia che avrebbe travolto decine di persone e portato alla morte di un giovane.

Eppure, secondo gli inquirenti, sarebbe stato proprio lui ad appiccare l’incendio che ha provocato l’esplosione devastante della palazzina in via Nizza 389 nella notte tra domenica 30 giugno e lunedì 1° luglio. L’appartamento da cui si sarebbe innescato tutto appartiene all’ex compagna di Zippo, Madalina, che al momento dei fatti si trovava lontano, in vacanza all’Isola d’Elba. Un dettaglio non secondario: pare che l’uomo sapesse perfettamente della sua assenza. È lì, in quella casa vuota, che si sarebbe introdotto, usando le chiavi ancora in suo possesso, con l’intento – forse – di distruggere i ricordi condivisi, o forse per infliggere un colpo simbolico e feroce alla donna da cui non riusciva a staccarsi.

Secondo la ricostruzione, Zippo avrebbe cosparso l’abitazione di liquido infiammabile e dato fuoco a tutto. Poi si sarebbe allontanato di corsa, il volto e il corpo già segnati dalle ustioni. Alcuni residenti lo hanno visto fuggire senza attendere i soccorsi, nonostante le gravi ferite. Non ha chiesto aiuto, né si è fermato a guardare cosa stesse accadendo. Solo la mattina seguente si è presentato al pronto soccorso, con ustioni evidenti soprattutto alle gambe. I medici lo hanno medicato e rimandato a casa con un ricovero programmato per il giorno dopo.

Martedì è stato infine ricoverato al dodicesimo piano del Centro traumatologico ortopedico, nel reparto grandi ustionati. È lì che la polizia lo ha piantonato, dopo che i sospetti su di lui erano diventati certezze: i racconti dei testimoni, le immagini delle telecamere e le testimonianze di parenti e colleghi hanno contribuito a inchiodarlo. Sabato 5 luglio, dopo il ritrovamento del punto d’innesco, è scattato l’arresto per omicidio volontario e crollo doloso.

L’esplosione, infatti, ha causato la morte di Jacopo Peretti, 33 anni, considerato una "vittima collaterale" del gesto di Zippo. Cinque le persone rimaste ferite, tra cui una bambina di 6 anni e un dodicenne con gravi ustioni, oltre a una donna di 45 anni, una ragazza di 19 e un giovane di 24 anni. Complessivamente, 45 residenti sono stati evacuati dalla palazzina semi-distrutta.

Zippo è cresciuto nel quartiere torinese di San Salvario, ha frequentato la scuola Silvio Pellico e ha sempre mostrato una grande passione per il calcio. Ma negli ultimi tempi, raccontano persone vicine alla famiglia, era cambiato. Ossessionato dalla ex, geloso, incapace di accettare la fine di una relazione che sembrava non riuscire a lasciarsi alle spalle. Sarebbe stato proprio questo dolore, forse unito al rancore, a trasformarsi in follia distruttiva.

Nel frattempo, la sua abitazione è stata posta sotto sequestro. Una vicina, che lo aveva incrociato la mattina del martedì mentre usciva di casa con le fasciature, non immaginava minimamente il suo coinvolgimento: "Oggi ho capito tutto. Penso a quel povero ragazzo che è morto… che tragedia".

Nelle prossime ore, Zippo verrà interrogato. Le indagini proseguono per chiarire ogni dettaglio di una vicenda che ha sconvolto un intero quartiere e tolto la vita a un innocente. Sullo sfondo, resta il ritratto di un uomo cupo, isolato e tormentato da un sentimento malato, che si sarebbe trasformato in violenza cieca e irreparabile.

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