70 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Stuprata e lasciata solo anche dai colleghi”. Ora la dottoressa denuncia la Asl

Dopo la condanna all’uomo che lo scorso settembre la stuprò all’interno della guardia medica la dottoressa Serafina Strano, 52enne e madre di due figlie, ora chiede che vengano perseguiti anche i vertici dell’Asp che non le hanno garantito sicurezza. E poi accusa i colleghi: “Mi hanno abbandonata”.
A cura di Biagio Chiariello
70 CONDIVISIONI
Immagine

Il Gup di Catania ha condannato a otto anni di reclusione Alfio Cardillo, 27 anni, accusato di aver sequestrato e violentato per alcune ore la dottoressa Serafina Strano, 52 anni mentre era in servizio alla Guardia medica a Trecastagni. A distanza di dieci giorni dalla sentenza, la donna, sposata e madre di due figlie, ha già intrapreso una nuova battaglia: “Sulle responsabilità dei vertici dell’Asp ci sono già esposti e denunce. So che la Procura di Catania sta indagando. Spero che presto vengano accertare anche le loro responsabilità” . Come si legge sul Corriere della Sera, dopo l’incubo vissuto nella notte del 19 settembre scorso sul posto di lavoro Serafina ha ritrovato una forza che anche lei non immaginava. Si è sempre mostrata senza timore, anche in televisione. “Non ho mai avuto alcuna remora a mostrarmi pubblicamente – spiega — per la semplice ragione che quella notte io ho visto la morte in faccia. E allora mi son detta che non poteva finire tutto richiudendomi nel privato, con la mia rabbia e le mie ferite. Ho superato la naturale vergogna che si prova in queste circostanze e mi sono detta: ‘Se mi lascio condizionare dai pregiudizi continuerò ad essere violentata’. Anche se le assicuro: non è facile stare sotto i riflettori. L’ho pagata e continuo a pagarla. Per questo mi ha ferito non avere avuto acconto al processo i miei colleghi”.

E Serafina ne ha per tutti. Dai colleghi (“Tranne pochissimi per il resto sono spariti tutti”) all’Ordine dei medici (“Nonostante le belle parole l’Ordine dei medici di Catania non si è costituito parte civile al processo, mentre molti che fanno le guardie mediche si sono dileguati per paura di perdere il lavoro”) passando per l’Asp (“Ha dotato le nostre guardie mediche di misure di sicurezza ridicole. Nel 2016 ci fu un altro caso analogo al mio ai danni di un’altra collega. Dopo quell’episodio e le nostre diffide l’Asp ci mise a disposizione un braccialetto che consente di far partire una telefono al 112”). E ancora: “Dove si è mai visto un dispositivo di allarme che si può disattivare dall’interno. E infatti il mio aggressore la prima cosa che fece, appena entrato nella guardia medica, fu staccare il telefono. E quindi non c’era più alcuna possibilità di allertare il 112. All’ingresso erano state installate anche delle telecamere, ma a circuito chiuso e quindi non collegate con le forze dell’ordine. Infine c’era pure la porta blindata. Quindi una trappola perfetta. Totalmente isolata dal mondo”.

70 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views