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Studentessa bendata, i genitori difendono la prof: “Metodo concordato per evitare imbrogli”

Una lettera indirizzata al preside della scuola veronese al centro della polemica: “Abbiamo visto l’interrogazione, coprirsi gli occhi era un modo che si è reso necessario. Si era notata una differenza sostanziale nel rendimento di alcuni studenti tra le interrogazioni in classe e quelle in Dad”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Cara professoressa, la nostra stima nei suoi confronti rimane immutata". Nonostante le polemiche per la vicenda della studentessa del liceo Montanari di Verona che è stata costretta a bendarsi durante un’interrogazione in Dad, i genitori sembrano prendere le parti della docente. A seguito del caso, l'Ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato accertamenti e la direttrice, Carmela Palumbo, ha contattato il preside dell'istituto, chiedendogli di sentire i ragazzi e i docenti, per ricostruire l'accaduto e prendere provvedimenti: “Un eccesso di zelo che porta a una richiesta discutibile, il tutto dovuto dalla difficoltà a gestire i momenti di verifica con la didattica a distanza. Abbiamo aperto un procedimento, stiamo verificando”.

I genitori difendono la prof

Ma le mamme e i papà hanno da subito voluto schierarsi con la prof. Almeno quattro le coppie che hanno firmato la lettera che, in mattinata, è stata mandata all’attenzione del dirigente scolastico. "In questo anno particolare, che ha messo a dura prova studenti e professori — vi si legge, come evidenzia il Corriere della Sera — anche noi ci siamo ritrovati a condividere spazi in casa con i nostri figli. Era proprio giovedì 8 aprile e quando si è collegata con la sua classe ha realizzato che doveva interrogare ben tre studenti, non una. Eravamo presenti e sappiamo che ha cercato di mettere a proprio agio gli studenti, pur chiedendo di chiudere gli occhi". Ovviamente la misura voluta dalla docente ha l'obiettivo di evitare gli imbrogli anche perché "si era notata una differenza sostanziale nel rendimento di alcuni studenti tra le interrogazioni in classe e quelle in Dad — sottolinea uno dei genitori — ma la richiesta di chiudere gli occhi era indirizzata a tutti".

Non sarebbe l'unico episodio

E intanto la rete degli Studenti Medi ha denunciato un clima generalizzato: "Dopo la denuncia del liceo Montanari – ha dichiarato Camilla Velotta, coordinatrice della Rete di Verona – un sacco di studenti ci hanno scritto: chi interrogato con il viso contro al muro, chi con le mani alzate, chi con il viso schiacciato sullo schermo, sembra che un voto valga più della dignità e dell'apprendimento di ciascuno di noi". "Siamo molto colpiti dalle decisioni repressive prese della professoressa, ma purtroppo non sorpresi – le ha fatto eco Lorenzo Baronti, dell'esecutivo della Rete degli Studenti medi di Verona e rappresentante del Liceo Montanari – ogni giorno riceviamo messaggi da studenti e studentesse che denunciano cose simili".

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