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Strage di Viareggio, la Cassazione: “Evitabile con una corretta manutenzione”

Una corretta manutenzione avrebbe evitato la strage di Viareggio, in cui il 29 giugno del 2009 persero la vita 32 persone a causa del deragliamento di un treno merci e dell’esplosione di una cisterna contenente GPL, la cui fuoriuscita innescò un incendio che interessò l’area della stazione della città toscana. È quanto sostiene la Corte di Cassazione.
A cura di Davide Falcioni
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Una corretta manutenzione avrebbe evitato la strage di Viareggio, in cui il 29 giugno del 2009 persero la vita 32 persone a causa del deragliamento di un treno merci e dell'esplosione di una cisterna contenente GPL, la cui fuoriuscita innescò un incendio che interessò l'area della stazione della città toscana. È quanto emerso dalle motivazioni della sentenza emessa lo scordo 8 gennaio dalla Corte di Cassazione, secondo cui il controllo sulla corretta manutenzione avrebbe evitato l'incidente perché "sarebbe emersa l’assenza della documentazione inerente la storia manutentiva del carro e dei suoi componenti e quindi esso sarebbe stato escluso dalla circolazione". Non ci fu tuttavia "rischio lavorativo", dunque l’obbligo per le società di valutare i rischi "non assume rilievo causale".

La Suprema Corte ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi, facendo cadere l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, e stabilendo un nuovo processo di appello per disastro colposo nei confronti degli ex vertici delle ferrovie, tra cui Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana ed ex ad di Ferrovie dello Stato, e Michele Mario Elia, ex ad Rfi. I giudici scrivono: "Non vi è dubbio che il datore di lavoro dell’impresa ferroviaria sia tenuto alla valutazione di tutti i rischi derivanti dall’esercizio delle attività di impresa e quindi anche dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori derivanti dalla circolazione di carri dei quali non cura direttamente la manutenzione, destinati al trasporto delle merci pericolose". Tuttavia, aggiungono, "va escluso che i tragici eventi occorsi a Viareggio abbiano concretizzato un rischio lavorativo".

Per la Corte di Cassazione risulta "incensurabile l’affermazione della Corte di appello la quale il controllo sulla correttezza della manutenzione avrebbe evitato il sinistro perché sarebbe emersa l’assenza della documentazione inerente la storia manutentiva del carro e dei suoi componenti e quindi esso sarebbe stato escluso dalla circolazione", si legge nelle motivazioni. "Il ruolo dell’impresa ferroviaria – sostengono ancora i giudici – è tutt’altro che passivo. Gli sono attribuiti diritti di controllo dello stato del carro". La Corte di appello ha quindi "del tutto ragionevolmente escluso che tali controlli potessero in concreto spingersi al punto di smontare componenti del carro e quindi anche le sale montate, ma altrettanto ragionevolmente ed anzi in coerenza con le previsioni anche qui evocate, ha ritenuto che il controllo potesse essere documentale". In presenza della "condizione di allarme determinato dalle conoscenze in ordine ai rischi di rottura degli assili per i vizi della manutenzione tale potere si accompagnava al dovere cautelare".

"La Corte di appello – scrivono i giudici della Cassazione – ha posto in evidenza che sin da prima del verificarsi del sinistro di Viareggio tutti gli operatori del settore ferroviario erano a conoscenza del fatto che una manutenzione non eseguita a regola d’arte era stata all’origine di alcuni incidenti ferroviari, provocati dalla rottura per fatica di sale sulle quali si erano insediati – e non erano stati eliminati – corrosioni e/o danneggiamenti".

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