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Sorelle a loro insaputa, il primo incontro dopo 70 anni: “Entrambe assomigliamo a papà”

“Ci si guarda in faccia e subito si nota che nell’altra c’è un po’ di te” racconta Eugenia Labò: dalla relazione fra sua padre e una donna inglese è nata oltre 70 anni fa Jean, nei giorni scorsi c’è stato il primo incontro di persona.
A cura di Beppe Facchini
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Da destra: Sandra, Antonio, Eugenia e Jean
Da destra: Sandra, Antonio, Eugenia e Jean

“Non esistono parole per descrivere la tempesta di emozioni che si è scatenata dentro. Per due anni ci siamo solo sentite per telefono, scritte, scambiate foto, ma non è la stessa cosa: quando ti vedi in carne e ossa è diverso. Ci si guarda in faccia e subito si nota che nell'altra c'è un po' di te. Lei è molto più magra, però abbiamo lo stesso viso, ce lo hanno detto in tanti. E in comune c'è la somiglianza con papà”. Riavvolgere il nastro sugli ultimi due anni incredibili, vissuti dopo aver scoperto di avere una sorella in Regno Unito, è ancora una grandissima emozione per Eugenia Labò, sessanta primavere il prossimo ottobre, e protagonista di una bella storia a lieto fine che arriva da Calendasco, nel piacentino.

La scorsa settimana, dopo due anni di attesa a causa della pandemia, Eugenia ha infatti finalmente abbracciato per la prima volta Jean, 76enne d'oltremanica, nata dalla relazione fra sua madre e Renato Labò, emiliano-romagnolo classe 1920. Aveva combattuto a El Alamein, dove era stato fatto prigioniero dagli inglesi: internato a Motcombe, nel Dorset, Regno Unito, lì ha lavorato in una fattoria, dove conobbe Dorothy, la figlia dei proprietari. Fra i due nacque prima un amore e poi Jean, anche Renato probabilmente non lo hai mai saputo. Tornato in Italia, la sua vita è così continuata come tante altre, sposa Luisa e ha tre figli: la primogenito Sandra, Antonio, il minore, ed Eugenia, appunto, che oggi vive a Calendasco. “Questa sorellanza riscoperta, se così possiamo chiamarla, è il risultato di una lunga ricerca” spiega la donna.

Tutto, infatti, è cominciato quando Clare, figlia di Jean, ha iniziato a cercare con pazienza ogni genere di informazione sulla storia del nonno. Una storia praticamente sconosciuta, cominciata con una gravidanza portata a termine da sola da Dorothy, che però ha sempre conservato una foto di Renato, annotandone nome e cognome: è stato questo l'indizio di partenza per la ricerca di Clare. Due anni fa, quindi, si è riusciti ad arrivare alla provincia piacentina, coi primi contatti con Eugenia e gli altri figli di Renato Labò, fino ad incontrarsi finalmente di persona, stando insieme una settimana, in attesa del prossimo riabbraccio. “Jean non aveva uno storico di papà, non lo ha mai conosciuto -racconta Eugenia-. Quindi chiedeva un sacco cosa faceva, com'era. Credo sia una cosa normale per chi non ha mai conosciuto il padre. È stato davvero bello stare insieme: all'inizio, coi primi contatto, la gioia di essersi ritrovati era grandissima, però c'era l'impossibilità di vedersi”. Fino al 28 maggio, quando da un aereo proveniente dal Regno Unito sono scesi Jean, suo marito e il resto della famiglia. “È stato un momento indescrivibile”, assicura Eugenia. "Io me la sono goduta di più, diciamo, perché ha alloggiata a casa mia, ma eravamo sempre tutti insieme".

Tutta la famiglia per la prima volta insieme
Tutta la famiglia per la prima volta insieme

Insieme anche a Sandra e Antonio, la famiglia al completo, infatti, non si è mai separata fino allo scorso 4 giugno, data di rientro nel Paese britannico. “La tecnologia delle volte è un danno, ma in altre aiuta davvero, quindi grazie al telefono e a WhatsApp ci possiamo sentire sempre, così da sopperire al fatto di non poterci vedere ogni volta che vogliamo” dice infine Eugenia, che sui possibili ostacoli linguistici che avrebbero potuto rendere tutto più complicato assicura: “Loro parlavano solo inglese, sì, però le emozioni non hanno bisogno di traduzioni. Sono internazionali. È bastato sempre anche solo guardarsi negli occhi per capirsi subito”.

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