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“Si finse ginecologo per violentare una 15enne”: chiesti 6 anni e 8 mesi per un 26enne

Si sarebbe finto un ginecologo per ottenere da una quindicenne foto e video delle sue parti intime online. Con la scusa di una visita medica, poi, l’avrebbe incontrata e violentata. L’accusa è di violenza sessuale su minore e detenzione di materiale pedopornografico. Per un 26enne di Palermo sono stati chiesti 6 anni e 8 mesi di carcere.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe contattato una ragazzina di 15 anni su Instagram e per adescarla si sarebbe finto ginecologo, proprio mentre l'adolescente era alla ricerca sul web di informazioni collegate a un professionista. Un disoccupato residente in provincia di Palermo si sarebbe fatto inviare delle foto delle parti intime dalla 15enne con la scusa di un consulto medico, poi l'avrebbe incontrata e violentata. L'accusa nei suoi confronti è gravissima e per lui i pm hanno chiesto la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione.

L'imputato era già finito agli arresti domiciliari per violenza sessuale e produzione di materiale pedopornografico alla fine di febbraio dell'anno scorso. Secondo la ricostruzione della Procura, la ragazzina non avrebbe avuto problemi a dare all'imputato il suo numero di telefono, credendolo uno specialista. Aveva già cercato informazioni relative al tema su internet e forse proprio da qui l'imputato sarebbe riuscito a risalire a lei, contattandola su Instagram, sicuro che la ragazza avrebbe risposto. Non è chiaro dove la giovane avesse fatto le sue ricerche, ma la richiesta di un contatto telefonico non l'aveva insospettita. Da lì, lui avrebbe iniziato a inviarle messaggi, chiedendole anche foto e video delle sue parti intime con la scusa del consulto medico. Poi le avrebbe chiesto di incontrarsi e dopo la sua risposta affermativa, avrebbe abusato di lei. La ragazza avrebbe creduto di andare a fare una visita medica.

La giovane avrebbe poi raccontato ai genitori quanto le è successo, trovando il coraggio di denunciare gli abusi alla famiglia. A quel punto, i familiari l'avrebbero accompagnata a sporgere denuncia nei confronti del 26enne che era stato successivamente arrestato e che poi è stato sottoposto a processo. Ha scelto di essere processato con un rito alternativo al fine di ottenere, in caso di condanna uno sconto di un terzo della pena.

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