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Salva il padre dal coronavirus curandolo in casa, era stato dimesso dall’ospedale con poche speranze

La storia di Suri, uomo 81enne che aveva contratto il coronavirus e di suo figlio Raj, che ha escogitato un sistema per curarlo direttamente in casa, arriva da Londra. L’uomo era stato rimandato a casa dall’ospedale, dove avevano detto che le sue condizioni pregresse imponevano di non attaccarlo al respiratore. Suo figlio, 55 anni, non si è perso d’animo. Dopo pochi giorni Suri ha sconfitto il virus.
A cura di Andrea Parrella
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"Per favore, promettimi che se morirò succederà a casa, non riportarmi lì". Questa la richiesta che Suryakant "Suri" Nathwani, uomo 81enne di Londra, aveva fatto a suo figlio Raj, dopo essere stato dimesso dall'ospedale in seguito a complicazioni respiratorie legate al contagio da coronavirus. Ma Raj, 55 anni, di far morire suo padre non aveva alcuna intenzione ed è riuscito a salvarlo curandolo in casa, attraverso un articolato sistema di monitoraggio e controllo costante delle sue condizioni di salute. A riportare la storia è la CNN.

Sapeva che le chance di sopravvivenza di suo padre erano poche, essendo stato ricoverato per un attacco cardiaco lo scorso novembre e improvvisamente vittima di complicazioni a metà marzo. Il timore che potesse finire anche lui nelle fredde statistiche di una pandemia globale esisteva. Raj è quindi rimasto positivo, "non morirai", aveva detto a suo padre, "ci prenderemo cura di te".

La situazione era diventata preoccupante quando Raj aveva iniziato a notare l'incedere di strani fenomeni, come la difficoltà a camminare di suo padre nella passeggiata classica giornaliera, diventata un barcollante incedere. Non vi erano i sintomi classici del coronavirus, come la tosa persistente e l'alta temperatura, ma forse per l'arrivo massiccio di notizia giornaliere, il figlio di Suri ha iniziato a guardare in quella direzione.

Il referto dell'ospedale invitava a "non rianimare"  Suri

All'insaputa della famiglia, i polmoni di Suri erano stati pervasi da liquidi, come successivamente avevano loro riferito i paramedici quando la famiglia, preoccupata per i problemi respiratori di Suri, aveva chiamato i soccorsi. L'uomo era stato quindi portato in ospedale, dove i dottori avevano affrmato ci fosse il 95% di possibilità che Suri avesse contratto il coronavirus. L'intenzione era tuttavia quello di rispedirlo a casa, viste le condizioni dei suoi polmoni. In sostanza, se la sua situazione fosse peggiorata, non avrebbero potuto sottoporlo a ventilazione a causa di una malattia polmonare ostruttiva cronica. Parere medico confermato dal referto mostrato dalla CNN, in cui viene indicata la dicitura "non rianimare".

Una stanza d'ospedale ricreata in casa

Raj non si è perso d'animo e non si è limitato ad esaudire il semplice desiderio di suo padre di essere portato a casa a morire. Una volta giunta conferma del tampone positivo rispetto, l'uomo si è informato in ogni modo sulle cure palliative, limitando l'accesso di persone alla stanza di suo padre e installando un sistema di monitoraggio dei livelli di saturazione e temperatura, oltre che una telecamera che permettesse a lui e ai familiari che vivono negli Stati Uniti di monitorare costantemente la stanza della casa in cui si trovava ricoverato Suri. Sistema che ha permesso allo stesso Raj di limitare i suoi accessi e, soprattutto, di avere un costante consulto del medico vicino alla famiglia, che pur volendo non avrebbe potuto fare visita all'uomo senza mettere a rischio contagio gli altri suo pazienti.

L'aiuto della tecnologia e del medico di famiglia

Quando le complicazioni respiratorie lo hanno reso necessario Raj, che nella vita fa il direttore di un'agenzia pubblicitaria e non ha quindi qualifiche mediche, ha attaccato suo padre al respiratore che aveva già in casa per i problemi pregressi dell'uomo. Sorprendentemente e contro ogni pronostico, le condizioni dell'uomo, che avevano raggiunto un punto critico (tre giorni dopo le dimissioni l'uomo sragionava, non riusciva a mangiare e si diceva vicino alla fine) sono improvvisamente migliorate e dopo alcuni giorni Suri è guarito. Raj ha raccontato di essersene reso conto quando il padre ha iniziato a protestare per la qualità del tè e ha chiesto di poter mangiare una pizza, evidenti segnali di uno stato di salute migliore.

"Probabilmente si è trattato solo di fortuna, o forse non era ancora arrivato il suo momento", spiega l'uomo, ma è evidente come il suo intervento tempestivo, l'aiuto della tecnologia e i consigli di un medico esperto, seppur a distanza, hanno fatto sì che si creassero i presupposti per la guarigione dell'uomo.

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