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Festival di Sanremo 2020

Rula Jebreal a Sanremo 2020: il coraggio di metterci il corpo

Ieri poco prima di mezzanotte Rula Jebreal ha recitato il monologo in cui aveva promesso di parlare di femminicidio e di violenza sulle donne e l’ha fatto nel modo più vero e doloroso, parlando del suicidio di sua madre per anni vittima di violenza mostrando cosa significhi essere fieri dei propri dolori, senza temere i giudizi.
A cura di Giulio Cavalli
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Sì, Sanremo è Sanremo, le canzoni non vi sono piaciute o vi sono piaciute moltissimo e sì Amadeus in conferenza stampa ha preso un granchio grosso come una casa con quella brutta frase sulle donne. Ma Sanremo ora è iniziato, piaccia o non piaccia, e ieri sul palco è arrivata la giornalista palestinese Rula Jebreal, la donna che non è amata da certa destra radicale, la donna contestata per il suo cachet (come ogni anno, per ogni Sanremo, per ogni cachet). Rula Jebreal ha usato quel palco mettendoci il suo corpo, la sua vita, la sua storia, i suoi dolori. Rula Jebreal è stata potentissima.

"Lei aveva la biancheria intima quella sera? Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina? Lei trova sexy gli uomini che indossano i jeans? Se le donne non vogliono essere stuprate devono smetterla di vestirsi da poco di buono": è iniziato così poco prima di mezzanotte il monologo in cui aveva promesso di parlare di femminicidio e di violenza sulle donne e l'ha fatto nel modo più vero e doloroso, parlando del suicidio di sua madre per anni vittima di violenza.

Rula ha parlato di donne a un pubblico vastissimo come quello di Sanremo nel modo più vero e difficile: parlando di sé, su un palco in cui ognuno interpreta alla bell'e meglio il proprio personaggio lei ha messo il suo corpo per raccontare la sua vita. Ed è un gesto coraggioso e forte in questi tempi in cui vorrebbero raccontarci che l'essere fragili e il mostrarsi fragili sia una colpa, un'onta da perdenti. E invece il suo essere autenticamente portatrice delle sue ferite ha insegnato non solo cosa significhi essere donna (con tutte le difficoltà che ancora in troppi vorrebbero negare) ma anche cosa significhi essere fieri dei propri dolori, senza temere i giudizi.

Sul palco non era un personaggio televisivo, non era la consigliera di Macron e non era nemmeno il personaggio divisivo masticato dal dibattito politico: sul palco è stata autentica, ha portato una storia così fortemente sua da uscire dai canoni dello spettacolo. E ha avuto coraggio, coraggio e forza come sono coraggiose e forti le donne quando hanno bisogno di alzare lo sguardo per reclamare il rispetto e i propri diritti.

Qualche leader politico aveva addirittura chiesto la possibilità di un contraddittorio: cosa avreste da contraddire, ora?

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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