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Reggio Emilia, operazione “Angeli e demoni”, ai disegni dei bimbi aggiunti dettagli sessuali

I disegni dei piccoli venivano corretti da educatori e assistenti sociali con aggiunti di dettagli sessuali mentre la figura dei genitori veniva continuamente denigrata. Sono questi, secondo gli inquirenti della Procura di Reggio Emilia, alcuni elementi con i quali nel Reggiano veniva portato avanti un illecito sistema di gestione dei minori in affido.
A cura di Antonio Palma
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Innocenti disegni dei bambini falsificati attraverso l'aggiunta di dettagli a carattere sessuale, abitazioni descritte falsamente come fatiscenti in relazioni false, stati emotivi dei piccoli manipolati ad arte attraverso delle fiabe messa in scena davanti ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male e infine continua denigrazione della figura paterna e materna. Sono questi, secondo gli inquirenti della Procura di Reggio Emilia, gli elementi cardine con i quali nel Reggiano veniva portato avanti un illecito sistema di gestione dei minori in affido, smantellato nelle scorse ore dai carabinieri. Secondo quanto appurato dall'operazione "Angeli e demoni" attraverso accertamenti documentali, testimonianze e anche intercettazioni ambientali e telefoniche, i piccoli venivano dati in affidamento retribuito ad amici e conoscenti dopo essere stati allontanati dalle famiglie di origine con un costante meccanismo di denigrazione di queste ultime.

Alle piccole vittime, come spiegato i carabinieri, venivano nascosti e negati anche decine e decine di regali e le lettere di affetto inviate dai genitori naturali. Tutti oggetti rinvenuti e sequestrati in un magazzino dove gli appartenenti ai Servizi Sociali indagati li avevano accatastati negli anni.  Lo scopo era mantenere i piccoli in affido e sottoporli ad un circuito di cure private a pagamento di una Onlus piemontese. Un business valutato da diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre ad altri professionisti andava la gestione dei  minori attraverso i finanziamenti regionali, grazie ai quali venivano organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della stessa Onlus.

Per sei indagati disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, tra cui un Sindaco, una responsabile del Servizio Sociale Integrato di una Unione di Comuni, una coordinatrice del medesimo servizio, una assistente sociale e due psicoterapeuti di una Onlus. Per altri otto disposte misure cautelari di natura interdittiva, costituite dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali.  Si tratta di dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori. Infine altre due misure coercitive del divieto di avvicinamento ad un minore è stata eseguita a carico di una coppia affidataria accusata di maltrattamenti. Le accuse a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso.

Servizi sociali denunciavano finti abusi sessuali

Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018 a seguito una anomala escalation di denunce da parte dei servizi sociali coinvolti che segnalavano reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori. Le indagini accertavano la totale infondatezza di quanto segnalato ma i servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico sui bimbi diagnosticando patologie post traumatiche a carico dei minori. Questo serviva per garantirne la prese in carico da parte della onlus e il relativo  pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva quindi in assenza di procedura d’appalto. Secondo l'accusa, il tutto avveniva nella complicità totale tra servizi sociali e la Onlus. Questa infatti  diveniva affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’Ente e dei relativi convegni e corsi di formazione mentre alcuni dipendenti dell'Ente pubblico ottenevano incarichi di docenza retribuiti nell’ambito di master e corsi di formazione tenuti sempre dalla onlus.

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