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“Qui ebrei” sulla casa di Lidia Rolfi. Il figlio: “Temeva che certe cose potessero riaccadere”

Lidia Rolfi, deportata nei campi di concentramento, “lo aveva previsto. Aveva capito che tante cose sarebbero, purtroppo, tornate”, ha raccontato il figlio commentando il terribile gesto avvenuto nelle scorse ore davanti alla sua abitazione di Mondovì  dove sconosciuti hanno imbrattato con la vernice la porta di casa con la scritta ‘Juden Hier’.
A cura di Antonio Palma
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“Mia madre Lidia Rolfi, deportata nei campi di concentramento, lo aveva previsto con profetica intelligenza. Aveva capito che tante cose sarebbero, purtroppo, tornate. Il gesto con cui si è infangata la sua memoria ne è l’esempio più lampante”, così Aldo Rolfi ha commentato il terribile gesto avvenuto nelle scorse ore davanti alla sua abitazione di Mondovì  dove sconosciuti hanno imbrattato con la vernice la porta di casa con la scritta ‘Juden Hier', “Qui ebrei”, e sotto una stella di David per essere ancora più eloquenti. “Non siamo davanti a una ragazzata, Questo gesto ha alle spalle un contesto ben preciso. Siamo davanti a una situazione di impoverimento culturale” ha spiegato l’uomo, sottolineando: “Oggi persino nelle scuole non si parla più di cosa fu l'Olocausto. In un liceo, dove sono andato a parlare agli studenti mi sono sentito chiedere da una professoressa ‘ma come erano organizzate le scuole ad Auschwitz?'". Fortemente impegnato nel tramandare il messaggio e la testimonianza della madre.

“Non escludo nulla ma sicuramente si tratta di una persona ignorante che non conosce la storia. E che con quella scritta ha dimostrato tutta la sua inconsistenza” ha aggiunto Aldo Rolfi , ricordando: “Del resto chi lo ha fatto non sapeva nemmeno che mia madre non portava la stella di Davide. Era solo una maestrina di montagna finita suo malgrado nell’orrore di un campo di concentramento”.

La solidarietà di tutta la comunità per un gesto che ha sconvolto tutti  si è manifestata con tanti messaggi di sostegno e anche con una fiaccolata che venerdì sera ha sfilato per la città Cuneese fino all’abitazione di Lidia Rolfi internata e testimone della Shoà e morta il 17 gennaio 1996 a 71 anni. Tra  i presenti al corteo anche  Stefano Casarino, presidente dell'Anpi di Mondovì (Cuneo), che ora chiede di intervenire: "Quello che è successo non è una ragazzata. Ora basta con l'indifferenza".

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