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Covid 19

Quali sono le varianti covid più diffuse in Italia

Secondo l’ultimo monitoraggio condotto dall’Istituto superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, la variante covid inglese è ampiamente predominante in Italia. Iss: “Attenzione anche a variante brasiliana, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate”.
A cura di Antonio Palma
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La variante covid più diffusa finora in Italia è quella cosiddetta inglese perché identificata per la prima volta nel Regno Unito e nota anche come B.1.1.7 che di fatto è diventata oggi la mutazione del coronavirus ampiamente predominante nel nostro Paese. La conferma arriva dall'ultimo monitoraggio condotto dall’Istituto superiore di Sanità e dal Ministero della Salute con la collaborazione dei laboratori delle Regioni e Provincie autonome e della Fondazione Bruno Kessler. Secondo la nuova stima basata sull'indagine rapida condotta dall'Iss sui dati raccolti il 15 aprile scorso, la prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 in Italia si è attesta ormai mediamente al 91,6%, in ulteriore crescita rispetto ai valori raccolti il 18 marzo quando si attestava all’86,7%.

Variante covis inglese oltre il 90%

La variante covid inglese quindi è la più diffusa in Italia tanto da rappresentare in alcune Regioni il cento per cento delle nuove infezioni da coronavirus. Nel dettaglio i valori raccolti dall'Iss hanno una oscillazione tra le singole regioni tra il 77,8% e il 100%. Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni in maniera casuale garantendo una certa rappresentatività geografica e se possibile per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine 21 Regioni/PPAA e complessivamente 113 laboratori.

Iss: "Attenzione anche a variante brasiliana"

L’indagine, che non contiene tutti i casi di varianti rilevate in Italia ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione, ricorda che "particolare attenzione va riservata alla variante P.1" la cosiddetta variante brasiliana, perché inizialmente identificata in Brasile a gennaio. Anche in questo caso la percentuale è aumentata rispetto alla precedente indagine ma in maniera molto contenuta. Per quella brasiliana infatti la prevalenza si attesta al 4,5% rispetto al 4 per cento della passata indagine, con una oscillazione tra le singole regioni che va tra lo0% e il 18,3%.

Le altre varianti covid rappresentano meno dello 0,5%

Per quanto riguarda le altre varianti covid, si attestano sotto una percentuale dello 0,5% e quindi sotto il livello di guardia. Tra quelle monitorate si segnalano 11 casi di quella ‘nigeriana’ (B.1.525) e un singolo caso della cosiddetta ‘variante indiana’ (B.1.617.2). " Nel contesto italiano in cui la vaccinazione sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate" spiegano dall'Iss, ricordando che "è necessario continuare a monitorizzare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle varianti del virus SARS-CoV-2 e al fine di contenerne ed attenuarne l’impatto è importante mantenere l’incidenza a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi".

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