Qual è la nuova strategia dell’Isis per reclutare terroristi in Europa e perché sta funzionando
Torna prepotentemente in Europa la minaccia terroristica di matrice islamica. Venerdì scorso a Solingen, nella Germania occidentale, un uomo armato di coltello ha sferrato fendenti fra la folla uccidendo tre persone e ferendone altre 9 per poi darsi alla fuga ed essere catturato in serata. L'attentatore, il 26enne siriano Issa al H., era destinatario di un decreto di espulsione ma di lui si erano perse le tracce. Era uno dei 130 rifugiati che si trovavano nel centro di accoglienza distante circa 250 metri dal luogo della strage.
Poche ore dopo in Francia un 33enne algerino aveva fatto esplodere due veicoli davanti alla sinagoga de la Grande Motte, nel sud del Paese, ferendo un agente. All'interno del luogo di culto c'erano cinque persone, fra le quali il rabbino, rimaste fortunatamente illese. Ma non solo: all'inizio di agosto la minaccia di un attacco terroristico ad uno dei tre concerti dell’Eras Tour di Taylor Swift a Vienna ha portato all'annullamento delle date della cantante statunitense.
Che cosa sta accadendo dunque in Europa? Perché l'Isis è tornato ad alzare la testa? E chi sono i "lupi solitari" autori degli attentati? Fanpage.it ha interpellato Marco Di Liddo, direttore del CESI (Centro Studi Internazionali) ed esperto, tra l'altro, di tematiche legate alla sicurezza e al contrasto al terrorismo.
Solo nell'ultima settimana c'è stato un attentato all'arma bianca con tre morti in Germania, e un altro – fortunatamente fallito – davanti a una sinagoga in Francia. Torna dunque in Europa la minaccia terroristica. Si tratta di "lupi solitari" o c’è una regia?
Aggiungo qualche settimana fa l'attentato sventato a Vienna per i concerti di Taylor Swift. Quello che sta accadendo è che reti poco strutturate si sono risvegliate. Dalla strage di Nizza del 14 luglio 2016 abbiamo notato come la minaccia jihadista in Europa abbia assunto una connotazione molto precisa, ovvero quella del cosiddetto lupo solitario. Questa formula infatti si adatta perfettamente a una società, come quella contemporanea, sempre più polarizzata e in cui i temi dell'immigrazione e dell'integrazione sono sempre più divisivi, creando spaccature e forti contrapposizioni. A questa situazione si sovrappone la narrativa relativa al conflitto israelo-palestinese e al massacro di Gaza.
Perché negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più ad attentati condotti da "lupi solitari"?
Il contrasto alle reti strutturate, ovvero alle cellule dell'Isis in Europa, è diventato sempre più efficiente dopo la strage del Bataclan del 2015; abbiamo imparato a combattere le strutture organizzate in modo sempre più efficace, quindi lo Stato Islamico si è riadattato ed ha cambiato modalità di reclutamento.
E come l'ha fatto?
Ha investito moltissimo in una propaganda liquida e pervasiva che ha lo scopo di agire come una pesca a strascico: si butta una rete enorme e si sa che prima o poi verrà catturato qualche pesce. Vengono utilizzati canali come Telegram, Reddit ma anche piattaforme di gaming online difficili da tracciare e controllare, anche per l'immenso volume delle persone da controllare. Non dimentichiamolo mai: non si può assolutamente monitorare ogni singolo cittadino di origine araba, siriana, mediorientale o africana, magari di religione islamica. Bisogna utilizzare dei filtri: il potenziale bacino, però, resta enorme ed è difficile intercettare soprattutto i soggetti che non hanno un pregresso criminale di quel tipo. A Solingen, ad esempio, l'attentatore aveva solo un problema amministrativo legato a un permesso di soggiorno.
Lei ha utilizzato la metafora della "pesca a strascico". Chi è il "pesce" che può più facilmente cadere nella rete dell'Isis, oggi?
È un soggetto vulnerabile dal punto di vista psicologico, sociale e spesso economico, un individuo che trasforma la sua rabbia e il suo sentimento di alienazione in un processo di radicalizzazione che lo porta poi a compiere un atto violento. La maggior parte degli attentati in Europa si concretizza in questo modo: un individuo che sa solo attinge a materiale di propaganda radicale online, che poi si convince che le posizioni dell'Isis e degli alri movimenti jihadisti sono corrette e che a un certo punto decide di passare all'azione utilizzando strumenti a disposizione di tutti. A Nizza e a Berlino vennero impiegati degli autocarri lanciati sulla folla per massimizzare le vittime, a Solingen è stato usato un normalissimo coltello.
Se gli attacchi vengono sempre compiuti da "lupi solitari" come si spiegano le rivendicazioni dell'Isis?
L'Isis è la centrale da cui parte la propaganda ed è per questo che gli attentati vengono sempre rivendicati, sebbene siano stati compiuti da individui non coordinati dall'alto. Non dimentichiamo mai che l'Isis è un'organizzazione che si sente e "pensa" come uno Stato, anche se naturalmente non ha un territorio riconosciuto. Lo Stato Islamico ha una regia che si occupa della produzione e diffusione della propaganda, tant'è vero che esistono anche riviste "ufficiali". C'è poi un approccio molto intelligente dal punto di vista tattico: non si punta ad addestrare un martire specifico, ma si diffonde la propaganda a macchia d'olio sfruttando l'alienazione dei soggetti. Così facendo prima o poi si trova sempre un terrorista disposto a passare all'azione.
Dopo quasi 11 mesi di guerra a Gaza, con Israele supportato anche dalle potenze occidentali, si rischia un aumento degli episodi di terrorismo in Europa??
Assolutamente sì. Quello della radicalizzazione è un processo che avanza per "cerchi concentrici". Inizia sempre dall'individuo, poi si allarga alla condizione locale (la città, la regione, il quartiere in cui il soggetto vive) e per finire all'ambito nazionale e internazionale. In quest'ultimo "cerchio" rientra anche l'interpretazione di fenomeni di ampio respiro e portata globale. La guerra tra Israele e Hamas è da sempre un tema utilizzato da Isis e Al Quaeda come leva narrativa. Il conflitto a Gaza sta polarizzando molto le società occidentali e in questa divisione c'è terreno fertile affinché lo Stato Islamico possa spingere fedeli a vendicare i fratelli islamici palestinesi che vengono massacrati dagli israeliani con il beneplacito dell'Occidente.
Se è vero, come è vero, che è impossibile controllare ogni soggetto esposto alla propaganda dell'Isis come si combatte il fenomeno del terrorismo?
Il fenomeno del lupo solitario è il più difficile da contrastare, non si può controllare qualsiasi individuo che potenzialmente potrebbe commettere un attentato. Il meccanismo di controllo si attiva solo quando un soggetto dà segnali preoccupanti di radicalizzazione: ad esempio se pubblica qualcosa online, se dice frasi violente in piazza e qualcuno se ne accorge, se inizia a frequentare un imam noto per le sue posizioni violente. In tutti questi casi scattano i controlli. Ma che si fa quando i soggetti non offrono questi "appigli"? Qui entra in gioco la prevenzione di lungo periodo: occorre lavorare su tutti quei fattori che possano spegnere le condizioni economiche e sociali che potrebbero portare a un processo di radicalizzazione. Come si può intuire, però, è un sistema imperfetto, che lascia sempre delle falle aperte. Ci sarà sempre un individuo che non è riuscito ad integrarsi in un contesto sociale e che ha un vissuto personale negativo…
Negli ultimi dieci anni il terrorismo ha duramente colpito in Francia, Belgio, Spagna e Germania. L'Italia si è "salvata". Come mai?
Cito Machiavelli, secondo cui per governare bene un principe deve affidarsi per metà alla propria capacità, e per metà alla fortuna. L'Italia parte da una condizione meno problematica rispetto ad altri Paese, con meno fattori di crisi rispetto a Francia e Germania e un bacino di potenziali terroristi inferiore. Partendo da una condizione numerica favorevole, dobbiamo aggiungere la capacità di tutti gli organi dello Stato che concorrono alla sicurezza nazionale, dai servizi segreti alle agenzie di sicurezza pubblica, passando per polizia e carabinieri. Ricordo anche che l'Italia ha maturato grandi competenze nel contrasto al terrorismo interno di matrice nera e rossa e nella lotta alla mafia. Insomma, non siamo gli ultimi sprovveduti. Questo non vuol dire però che possiamo cullarci sugli allori: le società non sono pietre, ma cambiano e si evolvono mutando i loro fattori di criticità. Un giorno potremmo anche noi trovarci nella condizione di Paesi come Francia e Germania. Sapendolo, il nostro dovere è agire preventivamente affinché il frutto avvelenato della radicalizzazione non arrivi mai a maturazione.