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Petti, il gip conferma il sequestro delle false passate: “Pomodori esteri spacciati per italiani”

Il giudice per le indagini preliminari ha confermato il maxi sequestro effettuato dal comando dei carabinieri per la Tutela Agroalimentare negli stabilimenti del Livornese di Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima della Italian Food Spa del Gruppo Petti. Al centro dell’inchiesta le passate Petti prodotte con concentrato di pomodoro estero spacciato per pomodoro 100% italiano e/o toscano.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio -Petti
Immagine di repertorio -Petti

Non si ferma l'inchiesta sulle false passate di pomodoro Petti al centro di un maxi sequestro avvenuto la scorsa settimana da parte del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare negli stabilimenti del Livornese di Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima. Il giudice per le indagini preliminari ha infatti convalidato tutti gli atti di sequestro poiché "vi è un ricco quadro indiziario probatorio e vi sono robuste conferme, ottenute a seguito delle perquisizioni e dei sequestri operati". A darne conferma a Fanpage.it è il comandante Luigi Cortellessa a capo dell'operazione che ha portato al sequestro di 4.477 tonnellate tra semilavorati e prodotti finiti.

I carabinieri all'interno dello stabilimento della Petti (foto Carabinieri)
I carabinieri all'interno dello stabilimento della Petti (foto Carabinieri)

Secondo quanto emerso dalle indagini infatti la passata di pomodoro dell'azienda Petti venduta come prodotto ottenuto da pomodoro 100% italiano o addirittura 100% toscano era ottenuta dalla lavorazione di concentrato di pomodoro proveniente da paesi extra-Ue. Nessuna traccia di pomodoro italiano nelle passate Petti, al contrario invece di quanto riportato nelle etichette apposta proprio su quei prodotti. La stessa azienda nei giorni scorsi aveva chiesto il dissequestro della merce a fronte della presentazione di una documentazione più dettagliata che avrebbe dimostrato la tracciabilità del prodotto semilavorato oggetto delle indagini. Nella stessa nota l'azienda ha spiegato come la merce sequestrata fosse destinata "per il confezionamento di prodotti a marchi terzi e all'esportazione fuori dall'Italia".

Un'indagine, quella dei carabinieri, nata nell'ambito di un'iniziativa di controllo del settore della filiera agroalimentare che ha portato alla luce una frode in commercio che andava avanti da almeno un mese. Fase preparatoria dell'acquisizione della materia prima e della messa in lavorazione della materia prima: questi i passaggi scoperti dai carabinieri nelle settimane di indagine che hanno portato al blitz effettuato nei giorni scorsi nei confronti dell'azienda Petti. "La più grossa indagine di frode alimentare mai prima scoperta", l'hanno definita gli inquirenti che ha portato sei persone a essere indagate per frode in commercio. 

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