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Passata Petti, la difesa dell’azienda: “Pomodori non italiani? Destinati al mercato straniero”

Italian Food Spa – Gruppo Petti si difende dopo le notizie pubblicate sull’indagine dei carabinieri di Livorno per la Tutela Agroalimentare che ha portato al sequestro di oltre 4 mila tonnellate di prodotti finiti o semilavorati realizzati con pomodoro spacciato per italiano ma extra-Ue: “Destinata per il confezionamento di prodotti a marchi terzi e all’esportazione fuori dall’Italia”.
A cura di Redazione
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Immagine di repertorio - Petti.
Immagine di repertorio – Petti.

"In merito alle notizie pubblicate in questi giorni sulle indagini attualmente in corso da parte del nucleo carabinieri di Livorno per la Tutela Agroalimentare, la società Italian Food Spa presenterà nei prossimi giorni tutta la documentazione più dettagliata e completa per dimostrare la tracciabilità del prodotto semilavorato oggetto delle indagini e la conseguente richiesta di dissequestro merce". È quanto si legge su una nota inviata a clienti e fornitori da Italian Food Spa – Gruppo Petti, finito nei giorni scorsi al centro della cronaca nell'ambito di una indagine dei carabinieri di Livorno per la Tutela Agroalimentare che ha portato al sequestro di oltre 4 mila tonnellate di prodotti finiti o semilavorati. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, una parte variabile di prodotto estero (extra-Ue) sarebbe stata utilizzata e miscelata con quello italiano e poi imbottigliata ed etichettata con il marchio 100% italiano o 100% toscano.

Nella stessa nota l'azienda ha continuato spiegando nello stesso comunicato come la merce sequestrata fosse destinata "per il confezionamento di prodotti a marchi terzi e all'esportazione fuori dall'Italia". E poi ancora: "In questo momento, la priorità per la Società è di verificare e chiarire tutti gli aspetti con le autorità preposte, in quanto la merce semilavorata industriale di provenienza estera, rinvenuta tra lo stock di prodotto toscano e italiano stivati nei magazzini, viene regolarmente utilizzata come da altre aziende del settore conserviero per il confezionamento di prodotti a marchi terzi, destinati all'esportazione fuori dall'Italia. L'Azienda ha piena fiducia nell'operato delle forze dell'ordine e delle pubbliche autorità e non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni finché le indagini non saranno concluse, nel pieno rispetto delle stesse. Restiamo a disposizione per fornire chiarimenti sul prosieguo della vicenda nelle prossime settimane".

Anche Pasquale Petti, amministratore unico di Italian Food, intervistato dal quotidiano Il Tirreno, ha sottolineato che "la vicenda andrà avanti per qualche mese, non si risolverà adesso o la settimana prossima. Per noi è più urgente che la Regione Toscana, tramite l’Arpat, riattivi la possibilità di poter scaricare i reflui, altrimenti lo stabilimento non può ripartire. Fino al 29 aprile il provvedimento della Regione ci impedisce di lavorare. E se lo stabilimento non riparte a noi interesserà poco di quello che succederà con i carabinieri, visto che i nostri dipendenti non avranno più lavoro. Saremo costretti ad attivare ammortizzatori sociali e, senza una ripartenza, dovremo tagliare i posti di lavoro", aggiungendo che "i prodotti sequestrati sono prodotti semilavorati industriali destinati al riutilizzo e non sono i prodotti a marchio Petti destinati ai supermercati, per intendersi. Il danno di immagine può configurarsi per l’azienda che produce per altri clienti".

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