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Covid 19

Perché la seconda ondata è stata peggio della prima e chi ha colpito di più

La seconda ondata di contagi da coronavirus in Italia ha avuto una incidenza sulla mortalità totale del nostro Paese maggiore di quella della prima ondata. Secondo i dati del report sulla mortalità durante l’epidemia Covid-19 realizzato da Istat e Iss, nel corso della seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale con un considerevole aumento nel mese novembre.
A cura di Antonio Palma
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La seconda ondata di contagi da coronavirus in Italia ha avuto una incidenza sulla mortalità totale del nostro Paese maggiore di quella della prima ondata. A sottolinearlo sono i dati del quarto rapporto sulla mortalità durante l’epidemia Covid-19 realizzato dall'Istituto nazionale di statistica e dall'Istituto Superiore di Sanità. "Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo, durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale" si legge infatti nel documento pubblicato oggi dall'Istat.

Nella seconda ondata 16% dei decessi sono covid

Un bilancio pesante nella seconda ondata di contagi durante la quale sono state colpite pesantemente anche le regioni del sud che invece erano state risparmiate durante i primi mesi dell'anno. Durante il periodo che ha seguito l'estate, infatti, l’eccesso di mortalità, complessivamente quantificato in 84mila morti in più durante tutta la pandemia covid, si è esteso a tutto il Paese pur restando più accentuato al Nord. Se Durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) il contributo dei decessi Covid-19 alla mortalità generale è stato del 13% (con valori prossimi al 20% nel Nord, 6% nel Centro e 3% nel Sud), nel corso della seconda ondata (ottobre-novembre), il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato al 16% a livello nazionale (19% nel Nord, 13% nel Centro e nel Sud), con un considerevole aumento nel mese novembre.

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Eccesso di mortalità al nord supera picco di marzo-aprile

Nella seconda ondata in termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi di circa 32 mila unità rispetto alla media dei cinque anni precedenti, cioè al periodo 2015-2019, e in molte regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile. Nel dettaglio, a fronte di un eccesso di morti nell’ordine del 13% riscontrato ad ottobre, sia al Nord che al Centro-Sud, nel mese di novembre si distingue nuovamente l’eccesso di mortalità del Nord (+61,4%), rispetto a quello del Centro (+39,3) e del Mezzogiorno (+34,7%).

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Le regioni più colpite dalla seconda ondata di coronavirus

Nelle seconda ondata di contagi da coronavirus l’incremento dei decessi è più basso di quello della prima solo in Lombardia (+66% a novembre in contrapposizione al +192% e +118%, rispettivamente, di marzo e aprile), e in Emilia Romagna (+34,5% rispetto al +69% di marzo). La regione con più incremento di mortalità e la Valle d’Aosta (+139% rispetto al +71% di aprile) che è anche la regione con più contagi rispetto alla popolazione residente. Seguono Piemonte (+98% a novembre rispetto al +77% di aprile, Veneto (+42,8% rispetto al +30,8 di aprile) e Friuli Venezia Giulia (+46,9% a fronte del +21,1%).

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