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Pedofilia e satanismo nel Modenese: dopo 23 anni l’incontro fra padre e il figlio sottratto

Federico Scotta, in carcere per undici anni per le accuse di pedofilia e satanismo nell’ambito dell’inchiesta sui cosiddetti “Diavoli della Bassa Modenese”, è finalmente riuscito a riabbracciare suo figlio Nik. “Solo grazie a questo pensiero sono riuscito ad andare avanti” ammette l’uomo, nella speranza di poter rivedere anche le altre due figlie strappate nel 1997 malgrado la carenza di prove oggettive. Il Tribunale di Ancona ha respinto la prima richiesta di revisione del processo, ma Scotta è pronto a farne nuovamente richiesta.
A cura di Beppe Facchini
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Ci sono voluti 23 anni di attesa, ma finalmente da qualche giorno Federico Scotta, in carcere per undici anni nell'ambito dell'inchiesta sui cosiddetti "Diavoli della Bassa Modenese" a metà degli anni novanta, è riuscito a riabbracciare uno dei tre figli sottratti per via di quelle infamanti accuse di pedofilia e satanismo.

Nik, che oggi ha quasi 24 anni, aveva appena sei mesi quando è stato portato via di casa. Sua sorella Elena, invece, aveva tre anni quell'assurdo 7 luglio 1997, quando alla loro casa di Mirandola hanno bussato i carabinieri, mentre la piccola Stella era appena nata quando è stata strappata ai genitori. Scotta era finito nel mirino degli inquirenti per alcune dichiarazioni di bambini, residenti in alcuni paesini del modenese, che incontrando psicologi e assistenti sociali convinti di trovarsi davanti ad una rete di pedofili, avevano raccontato di raccapriccianti orge, omicidi e persino riti satanici in un cimitero. Anche un prete fu tirato in ballo e alla fine arriveranno pure diverse condanne, nonostante dubbi sull'iter processuale ed evidenti carenze di prove che, a distanza di tempo, soprattutto grazie ad un'inchiesta giornalistica firmata da un team guidato dall'ex iena Pablo Trincia, hanno fatto emergere una realtà altrettanto sconcertante. I 16 bambini fra zero e dodici anni allontanati da genitori dipinti come degli orchi senza scrupoli sarebbero stati suggestionati e indotti a dire cose inimmaginabili. L'anno scorso c'è stata la prima richiesta di revisione del processo, ma il tribunale competente, quello di Ancona, l'ha respinta. Scotta, che si è battuto da sempre per far luce sulla vicenda, è però già pronto a riprovarci. E nel frattempo, dopo aver ricominciato da Bologna (all'epoca dei fatti abitava con l'allora moglie Kaempet, di origine thailandese) si gode i primi riabbracci con il suo Nik, diventato nel frattempo meccanico a Modena, dopo una vita a chiedersi di più sulle proprie radici, pur vivendo serenamente all'interno della sua famiglia adottiva.

"Mi sono sentito fra virgolette vittima di un sistema per quanto riguarda il passato, perchè se avessi saputo quali erano le mie origini sarebbe stata una cosa completamente diversa" racconta Nik a Fanpage.it, di fianco alla giovane fidanzata, che lo ha sempre sostenuto in questi ultimi anni nelle proprie ricerche. Per i suoi tratti, che a vederli bene ricordano proprio quelli della madre biologica nata in Asia, il ragazzo ammette di essere anche stato vittima di sfottò e bullismo ai tempi della scuola, quando in fase di crescita chiunque si fa mille domande. A maggior ragione lui, adottato da genitori amorevoli ma che non hanno mai saputo trovare risposte alle sue domande più profonde fin da quando era bambino. "Notavo che c'erano delle differenze fra me e loro -continua Nik- ma non sapevano nulla nè di Federico e nè della mia madre biologica". Nel 2017, proprio mentre si ricomincia a parlare di quel caso nei piccoli centri della Bassa Modenese, Elena, sua sorella naturale di tre anni più grande, lo ha cercato e contattato sui social, raccontandogli la loro assurda storia. Nonostante lo choc iniziale, con tanta rabbia per essere uno degli inconsapevoli protagonisti di quella vicenda e alcuni interrogativi sulla narrazione fatta dalla sorella che necessitavano di riscontri e ulteriori approfondimenti, Nik ha comunque deciso di andare sempre più a fondo. E così, dopo un anno di messaggi in chat, a inizio dicembre ha incontrato Federico Scotta, provando dunque a riallacciare i rapporti.

"Il momento più bello è stato quando ci siamo abbracciati -racconta Scotta-. Sentire il suo odore, il suo calore, mi ha fatto volare nell'universo. Il pensiero di questo incontro è quello che mi ha fatto andare avanti anche durante gli anni in carcere". Avendo già un padre che lo ha visto crescere, Nik al momento ammette di fare ancora "veramente fatica, tantissima, a pronunciare il nome papà". Ma chissà, magari col tempo le cose potrebbero cambiare, assicura. "Purtroppo è stata colpa di un sistema gestito male" continua il giovane meccanico modenese, mentre Scotta, sottolineando l'ottimo risultato raggiunto dai genitori adottivi del ragazzo nella sua formazione e crescita umana, aggiunge: "Ancora oggi questo sistema fa del male ad altre famiglie".

Lentamente, i due ritrovatisi dopo un'attesa così lunga, cercheranno ora di intraprendere un nuovo rapporto, di conoscersi, di trascorrere del tempo insieme per provare, fin dove sarà possibile, a recuperare 23 anni persi senza aver mai capito esattamente per quale motivo. Il sogno di Federico Scotta, che per il momento ha incontrato solo Nik, pur mantenendo nel cuore la speranza di rivedere anche Elena e Stella, è che per lo meno possa nascere fra loro tre un legame vero, da fratelli e sorelle, malgrado l'incredibile vicenda che ha travolto le loro vite. "Per chi la vede da fuori sembra una cosa di fantasia, una storia inventata -conclude Nik- però è successa realmente".

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