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Palermo, processione con inchino della statua di Padre Pio davanti alla caserma dei carabinieri

Inchino della statua di Padre Pio davanti alla caserma dei carabinieri durante la processione nel quartiere Zen di Palermo per volontà dell’associazione Padre Pio e dei fedeli che hanno voluto così dare un segnale di legalità in città: “Un gesto semplice, ma profondo per una comunità, per un quartiere delicato che vuole sottolineare un’inversione culturale”.
A cura di Ida Artiaco
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Padre Pio allo Zen (Foto dal gruppo Facebook: Ass.Sportiva BoccioFila          San Pio zen palermo).
Padre Pio allo Zen (Foto dal gruppo Facebook: Ass.Sportiva BoccioFila San Pio zen palermo).

Un inchino non davanti alla casa dei boss mafiosi, come spesso è avvenuto in passato in Sicilia, ma davanti alla caserma dei carabinieri. E' successo durante la processione della statua di Padre Pio nel quartiere Zen di Palermo: la decisione è stata presa dall'associazione Padre Pio e dai fedeli che hanno voluto così dare un segnale di legalità in città, con un gesto di devozione nei confronti del Santo di Pietralcina. Un segnale importante, dal momento che l'evento, che si celebra ormai da 10 anni in occasione dell'anniversario della morte del frate cappuccino, è uno dei più sentiti dai palermitani. Gli organizzatori e i fedeli hanno rispettato anche il divieto della questura di non sparare i fuochi di artificio.

"Un gesto semplice, ma profondo per una comunità, per un quartiere delicato che vuole sottolineare un'inversione culturale. Per i carabinieri, da sempre vicini alla gente comune, un seme che sta germogliando", è stato il commento di Arturo Guarino, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo. Ha applaudito alla decisione anche il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, che ha telefonato al parroco dello Zen per esprimergli la vicinanza e il sostegno da parte dell'amministrazione comunale nella sua battaglia quotidiana per la riaffermazione della legalità.

La scelta di omaggiare lo Stato e non la mafia arriva dopo i numerosi tributi riservati ai boss locali, anche nel passato più recente. L'ultimo in ordine temporale risale al luglio scorso, quando a Villafrati, comune di poco più di 3mila anime in provincia di Palermo, l'arciprete fermò la processione del Corpus Domini davanti alla casa di un capomafia in carcere, Ciro Badami, fedelissimo di Bernardo Provenzano.  In quell'occasione il maresciallo e il sindaco lasciarono la processione e l'episodio venne segnalato al prefetto e all'arcivescovo. Per non dimenticare cosa accadde il 29 maggio 2016 a Corleone quando la processione per San Giovanni Evangelista arrivò davanti alla casa della famiglia di Totò Riina e il confrate Leoluca Grizzaffi, suonò la campanella per ossequiare la famiglia del defunto capo di Cosa nostra.

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