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Omicidio Mariella Cimò, 25 anni al marito Salvatore Di Grazia

La Corte d’Assise d’Appello di Catania ha confermato la condanna  di primo grado a venticinque anni di carcere nei confronti di Salvatore Di Grazia, l’anziano don Giovanni siciliano accusato di aver ucciso la moglie perché aveva scoperto le sue scappatelle e minacciava di diseredarlo. Di Grazia: “Si è allontanata volontariamente, tornerà”.
A cura di Angela Marino
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La Corte d'Assise d'Appello di Catania ha confermato la condanna  di primo grado a venticinque anni di carcere nei confronti di Salvatore Di Grazia, accusato di aver ucciso la moglie Mariella Cimò, 73 anni, scomparsa a fine agosto 2011, da San Gregorio di Catania. "Mia moglie si è allontanata volontariamente, spero che torni presto per invecchiare insieme" ha detto Di Grazia, 80 anni, che ha sempre insistito, nella sua difesa, sull'ipotesi dell'allontanamento volontario. Secondo l'accusa invece, Di Grazia avrebbe agito perché sua moglie avrebbe scoperto le relazioni extraconiugali intrattenute nell'autolavaggio di famiglia e minacciava di diseredarlo. "Non mi sarei fatto sorprendere da mia moglie – disse a Fanpage dopo la condanna in primo grado – anche se, dopo 40 anni, ci può stare di voler ‘assaggiare' qualcosa di diverso. Lei, infatti, era fissata che l'autolavaggio fosse per me una distrazione e così negli ultimi tempi faceva dei blitz".

I fatti risalgono al 25 agosto 2011. Quella mattina, Mariella e Salvatore litigano per l'ennesima volta per l'autolavaggio di Aci Sant'Antonio. Mariella minaccia di vendere, smantellando così l'alcova di suo marito, anziano don Giovanni che in paese chiamano il ‘galletto' per le sue avventure con giovani donne. Quella mattina, dunque, ‘Turi' racconta di essere uscito di casa di buonora e di non aver ritrovato, al suo ritorno, la consorte. Insieme a lei, tuttavia, sarebbero sparite anche diverse decine di migliaia di euro che la signora custodiva in casa, ma non i cellulari, l'auto o i suoi effetti personali, nonché gli amatissimi cani e gatti. Quella mattina, peraltro, ‘Turi' viene stato visto fare avanti e indietro dalla villa, affaccendandosi in qualcosa che, secondo i giudici, potrebbe avere a che fare con l'occultamento del corpo di sua moglie. Solo alcuni giorni dopo Di Grazia ne denuncia finalmente la scomparsa, giustificando il ritardo con il senso del riserbo che la moglie aveva sempre preteso e che lui avrebbe inteso non violare, tenendo quella ‘fuga' segreta. Intanto lui spende ingenti somme di denaro, mostrando di aver avuto improvviso accesso a una certa liquidità.

Solo grazie alla tenacia del fratello e dei nipoti di Mariella, le indagini si orientano sull'ipotesi dell'omicidio, portando all'acquisizione di un filmato delle videocamere di soreglianza. Un video che peserà non poco sulla condanna del Di Grazia. Le immagini mostrano il ritorno a casa di Mariella la sera prima, il 24 agosto, ma recano traccia della sua uscita, il 25 agosto, che Di Grazia pretende sia stata dal retro, attraverso un dirupo che Mariella non avrebbe mai potuto affrontare con le sua gambe malandate. Quelle telecamere, inoltre, riprendono lo stesso Salvatore Di Grazia mentre rientra a casa con un recipiente grosso come una botte, dove si non si esclude possa aver trattato i resti di sua moglie con l'acido, per disfarsene.

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