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Delitto di Garlasco, l'omicidio di Chiara Poggi

Omicidio Chiara Poggi, l’accusa: Alberto Stasi va condannato a 30 anni di carcere

La stessa pena era stata domandata in primo grado dai Pm di Vigevano, ma il Gup, Stefano Vitelli, aveva assolto col rito abbreviato l’ex studente. Il sostituto procuratore Laura Barbaini è pure dell’idea che non esiste un movente. Per questo delitto, Stasi è sempre stato l’unico indagato.
A cura di Biagio Chiariello
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il sostituto procuratore ha chiesti 30 anni di carcere per Stasi
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30 anni di carcere per omicidio, con l'aggravante della crudeltà. E' questa la condanna che il sostituto procuratore generale, Laura Barbaini, ha chiesto per Alberto Stasi, colpevole secondo l'accusa di aver ammazzato la fidanzata, Chiara Poggi, lo scorso 13 agosto 2007 a Garlasco. Il 28enne, che è l’unico imputato di questo delitto per il quale ha sempre sostenuto la propria innocenza, due anni era già stato condannato in primo grado alla stessa  pena  dai pm di Vigevano, ma il Gup di Vercelli, Stefano Vitelli, aver ribaltato la sentenza con un'assoluzione per non aver commesso il fatto.

"Insufficienza di prove" fu scritto all'epoca e diversi furono gli errori di procedura. Primo fra tutti: la vittima fu sepolta senza che le fossero prese le impronte digitali, un passo falso che costringe i magistrati alla riesumazione della ragazza di 26 anni. Ci fu poi il giallo delle tracce di sangue sui pedali della bici di Stasi; le l’inquinamento della scena del crimine; le impronte digitali che il ragazzo avrebbe lasciato sul portasapone.

Nuove perizie

Anche per evitare di commettere altri sbagli, la Barbiani ha chiesto nuove perizie: innanzitutto una che vagli «tutti i possibili percorsi» compiuti dal presunto omicidio nell'abitazione dove fu rinvenuto il corpo senza vita di Chiara; la seconda per capire come Stasi abbia potuto non sporcarsi le suole delle scarpe che indossava al momento dei fatti, ed in particolare sulla capacità delle calzature di «trattenere tracce ematiche»;  non sarà  invece ripetuta la perizia sul computer di Stasi. Inizialmente era stato ipotizzato che la vittima avesse scoperto dei filmini hard sul pc del fidanzato, motivo che l'avrebbe spinto ad ucciderla. Ipotesi poi scartata.

La pubblica accusa, inoltre, chiederà anche di ascoltare in aula la registrazione della chiamata con cui Stasi si rivolse al 118; il ragazzo affermò che c’era «una persona» nella casa senza accennare al fatto che Chiara Poggi era ormai priva di vita.

Un sms misterioso

Tra i nuovi elementi emersi in aula vi è l'ora del crimine, consumatosi tra le 9:12 e le 9:35. Successivamente e Stasi sarebbe tornato a casa propria creandosi l'alibi della tesi di laurea elaborata al computer in quegli istanti.Ci sarebbe inoltre un sms misterioso, di cui non si era mai parlato finora, inviato da Stasi ad un suo amico circa 30 ore prima dell'omicidio di Chiara. Il messaggio – del quale è stato impossibile recuperare il testo, in quanto eliminato sia su quello del mittente, sia su quello del destinatario – per il procuratore sarebbe la prova della richiesta da aiuto dell'omicida all'amico per informarlo di quanto poteva accadere.

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