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Morta Samantha D’Incà, aveva 30 anni: staccata la spina come aveva autorizzato il Tribunale

Morta Samantha D’Incà, la 30enne veneta in stato vegetativo dal dicembre 2020: staccata la spina dei macchinari che la tenevano in vita su autorizzazione del Tribunale.
A cura di Ida Artiaco
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È morta a 30 anni Samantha D'Incà, la ragazza veneta che si trovava in stato vegetativo dal 4 dicembre 2020 a seguito di un intervento di frattura alla gamba. La ragazza è deceduta sabato scorso dopo che i medici della Rsa di Belluno in cui era ricoverata hanno "staccato la spina" dei macchinari che la tenevano in vita su autorizzazione del Tribunale.

Il suo calvario è durato 15 mesi: la ragazza si fratturò un femore, uscendo di casa, alla fine del novembre 2020. Tornata a casa dopo l'operazione, un intervento considerato di routine, la 30enne aveva cominciato a sentirsi male, con dolori e gonfiori su tutto il corpo. Ricoverata di nuovo in ospedale, la situazione è precipitata e Samantha il 4 dicembre del 2020 è entrata in coma. Non si sa cosa sia successo, molto probabilmente è stato un batterio a farla aggravare. Sta di fatto che dal quel momento non si è mai più risvegliata, tutte le terapie di riabilitazione non hanno dato alcun esito. La ragazza non ha lasciato un biotestamento scritto, ma ha più volte espresso ai genitori la sua volontà di evitare il ricorso all'accanimento terapeutico.

Sin da subito i genitori di Samantha hanno iniziato una battaglia legale per mettere fine alla sofferenza della figlia. Lo scorso 7 novembre, con un provvedimento di 12 pagine, il giudice tutelare del Tribunale di Belluno aveva di fatto autorizzato il padre staccare la spina, previo parere dei medici e nominando il genitore tutore della giovane. Si trattava di una delibera storica sulla delicata questione del fine vita. "Abbiamo perso tante battaglie ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità e il rispetto che Samantha merita", aveva commentato mamma la Graziella sulle pagine del Corriere della Sera. Nell'ultima settimana poi le sue condizioni sono peggiorate ulteriormente, il che ha portato a decidere di iniziare un percorso di sedazione palliativa per interromperne, una volta per tutte, le sofferenze.

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