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Morta di parto insieme al neonato, dopo 7 anni medico e ostestriche sono stati tutti assolti

Anna Massignan, medico di base 34enne, non sopravvisse al parto nonostante la corsa all’ospedale San Bonifacio di Verona. Il piccolo Lorenzo spirò poche ore dopo la madre. Per il Tribunale il neonato non si sarebbe comunque salvato. L’avvocato: “Paradossale vicenda di giustizia negata”.
A cura di Biagio Chiariello
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Anna Massignan (foto Facebook)
Anna Massignan (foto Facebook)

Il Tribunale di Verona ha assolto il medico e due ostetriche dell’ospedale di San Bonifacio, accusati della morte di un neonato e della sua mamma, la dottoressa Anna Massignan, medico di base a Lonigo, la notte tra Natale e Santo Stefano del 2016.

Un dramma che inizialmente era stato considerato un caso di presunta malasanità, ma è sfociato in una "paradossale vicenda di malagiustizia, anzi di giustizia negata". Questo il commento dell’avvocato Francesco Longhi che ha dovuto dare l'amara notizia ad Andrea Zambotto, padre del piccolo Leonardo e compagno di Anna.

Il mio assistito è rimasto sconvolto, incredulo, gli sono mancate le forze e le parole", ha detto al Corriere del Veneto.

Tutti assolti, dunque, per i fatti avvenuti sette anni fa all’ospedale veronese di San Bonifacio. Sulla tragedia aveva indagato nell’immediatezza la task force nominata dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin (che non rilevò particolari criticità, così come l’indagine interna disposta dall’Ulss 9) e in seguito all’apertura di un fascicolo per omicidio colposo la Procura iscrisse nel registro degli indagati il medico dell’ospedale ‘Fracastoro' di San Bonifacio che prese in carico la collega Massignan, e due ostetriche in servizio in reparto.

Andrea Zambotto e Anna Massignan
Andrea Zambotto e Anna Massignan

Mancava un mese al termine della gravidanza della 34enne Anna Massignan. La situazione precipitò a seguito di una caduta in casa. Il compagno la accompagnò al Pronto soccorso sambonifacese una prima volta, poi una seconda. La donna a seguito di una "coagulazione intravascolare disseminata" morì per "emorragia sistemica non controllabile", il loro primogenito rimase in vita solo per qualche secondo e spirò il giorno di Santo Stefano all’ospedale veronese di Borgo Trento dopo un’encefalopatia ipossico ischemica.

Il giudice ha ritenuto non raggiunta pienamente la prova che i sanitari quel giorno "non considerarono i fattori di rischio, omisero di apprezzare la presenza, il giorno prima, di contrazioni uterine irregolari che avrebbe dovuto indurre il personale ad un monitoraggio continuo", si legge nell’imputazione.

La perizia disposta dal giudice, a fronte di consulenze mediche contrastanti, ha stabilito che l’infezione del piccolo non era prevedibile e fronteggiabile (così come il decesso della madre) e che "non era altamente probabile che l’anticipazione del cesareo avrebbe salvato Leonardo".

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