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Moglie del boss, operai in nero e finti separati: i furbetti del reddito di cittadinanza

Sono 18 le persone denunciate in Calabria perché usufruivano del sussidio pur non avendone diritto. Come scoperto dai carabinieri di Taurianova, tra gli altri anche la moglie di un boss di ‘ndrangheta, persone residenti da anni fuori regione e altri che indicavano residente fittizie in ruderi fatiscenti.
A cura di Antonio Palma
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C’è la moglie di un boss della ‘ndrangheta che è in carcere in regime di 41 bis ma anche operai e commercianti che lavoravano in nero e addirittura coniugi finti separati per abbassare il reddito famigliare, stiamo parlando delle persone finite al centro di una inchiesta dalla Procura di Palmi sui cosiddetti Furbetti del reddito di cittadinanza, individui che non avevano alcun diritto all’assegno ma lo hanno ottenuto con false attestazioni. L’inchiesta coordinata dal Procuratore Ottavio Sferlazza e condotta dai carabinieri della Compagnia di Taurianova, ha portato nelle scorse ore alla denuncia di 18 persone che usufruivano del sussidio pur non avendone diritto. Secondo gli inquirenti, le false attestazioni avrebbero comportato un danno erariale di circa 50mila euro.

Diversi i casi segnalati dagli investigatori al termine dell’indagine denominata Dike", dalla "Dea della Giustizia" della mitologia greca. Si va appunto dalla moglie del boss, che aveva dimenticato di segnalare che nel suo nucleo famigliare era presente il marito condannato in definitiva per associazione mafiosa, a numerosi casi di cittadini che, pur lavorando, intascavano il reddito di cittadinanza. Si tratta di diversi operai a nero in bar, ristoranti o cantieri ma anche di un gestore di una officina meccanica abusiva e di un parrucchiere che svolgeva il suo lavoro nonostante avesse chiuso formalmente l’attività anni fa.

Diffusa anche la casistica dei finti separati che hanno mentito sulla reale composizione del nucleo famigliare proprio per abbassare il totale degli introiti visto che l'elargizione del reddito di cittadinanza è connessa anche all'effettivo "Reddito famigliare". Ci sono persone che hanno indicato come residenza ruderi in stato di abbandono altri che, residente addirittura in altra regione del nord Italia, hanno dichiarato di vivere in un comune della Piana di Gioia Tauro. Singolare infine il caso di un uomo, separato da tempo, che si è visto bocciare più volte la richiesta di Reddito di cittadinanza perché inserito fittiziamente nel nucleo famigliare della ex moglie.

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