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Maxi sequestro per il re dei supermercati di Palermo: “Colluso con i clan mafiosi”

Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, sulla base degli accertamenti svolti dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria del guardia di Finanza, l’imprenditore palermitano “pur essendo incensurato, è da ritenere colluso con la criminalità organizzata”.
A cura di Antonio Palma
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Da una piccola attività di famiglia ereditata dai genitori in un ventennio è riuscito a fondare un piccolo impero della grande distribuzione locale con oltre una decina di supermercati sparsi per la Sicilia ma per gli inquirenti dietro quel successo in realtà ci sarebbero legami e collusioni con i clan mafiosi. È questa la pesantissima accusa nei confronti di Carmelo Lucchese, imprenditore 53enne proprietario di tredici supermercati fra Palermo e provincia. Nei suoi confronti nelle scorse ore gli uomini della Guardia di Finanza del capoluogo siciliano hanno eseguito un maxi sequestro di beni per 150 milioni di euro ordinato dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia

I sigilli sono scattati al patrimonio gestito dalla società  fondata dall'imprenditore tra cui figurano sette immobili, tra negozi e ville, 61 conti bancari, 5 polizze assicurative e 16 autovetture. L'azienda però non è stata chiusa e continuerà a lavorare affidata a un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, con il compito di "garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali per tutelare i diritti dei lavoratori, dei fornitori e dei clienti".

Il blitz odierno, che ha visto impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo, è scattato a seguito del racconto di diversi pentiti che hanno accusato l'imprenditore di aver avuto contatti con la famiglia mafiosa di Bagheria traendone nel tempo una serie di vantaggi che gli avrebbero permesso di espandersi economicamente nel settore. Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia, sulla base degli accertamenti svolti dal Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, Lucchese "pur essendo incensurato, è da ritenere un imprenditore colluso con la criminalità organizzata". Non solo, secondo le indagini. quando i mafiosi di Bagheria cercavano un rifugio per Bernardo Provenzano, nell'ultimo periodo della sua latitanza, l’imprenditore avrebbe procurato un appartamento per dare rifugio al capomafia anche se poi non venne utilizzato

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